La Storia

 

 di   Massimo Mastronardo

 

Dalla Peloro...

 

Oggi vi voglio raccontare la vera storia del calcio Messinese. Sembrerà una favola di tanto tempo fa, ma aprite bene le orecchie, perché ciò che vi racconterò adesso è solo la pura realtà!

Sapete era destino che l'A.C.R. dovesse scomparire per dare posto alla mitica, F.C. Messina Peloro e che questa diventasse l’unica squadra della città. Una sorta di fusione in questo nome che speriamo resti storico e non fallisca mai, perchè all'interno della sua sigla, semanticamente, c'è tutto il mondo pallonaro messinese. C'è innanzitutto il nome del primo club a nascere nella nostra città (F.C.Messina) e in secondo la denominazione della squadra (U.S.Peloro) a cui apparteneva il più grande giocatore messinese di tutti i tempi  e cioè Giovanni Celeste.

 

 

Vi racconterò tutto dall'inizio...

La macchina del Tempo segna "ANNO 1920 d.C."...

L'U.S. Peloro è capitanata dal nostro mitico Giovannino Celeste e si disputa il campionato di I^ divisione, l'attuale serie C. Si gioca all'Enzo Geraci nei pressi dell'Arsenale. Quella magica squadra che milita in terza serie, batte il Palermo per 2-1. Giovanni Celeste quel mitico eroe, che da’ il nome al nostro glorioso (ormai dimenticato) stadio, sfavilla nel campo come un uccello in volo e con le sue ali è capace di ogni cosa. Dopo aver visto quella memorabile partita, ecco si risale nella bella macchina del tempo, adesso la lancetta del tachimetro temporale segna "anno 1930" e ciò vuol dire indimenticabili derby contro l'altra squadra messinese di allora, ovvero l'A.C. Messina. Le scene riportate dalla telecamera di bordo rivelano i sogni delle due "uniche" tifoserie durante quelle stracittadine, ma di colpo un boato micidiale e imprevisto catapulta la nostra speciale macchina nelle brutture e nel terrore infame della II^ guerra mondiale. Il nostro Giovannino Celeste muore sfortunatamente a bordo di un sottomarino e con lui quella magica U.S. Peloro dei cosiddetti "PURI" (perchè i calciatori erano tutti nati a Messina). Dopo la guerra, con Giovanni che giace ormai morto sul fondo degli abissi del suo Stretto, la squadra e la società, come prevedibile, non si ricomporranno più e finiranno nell'oblio. Silenzio e… un urlo di rabbia durante una partita, guarda caso al Celeste, scaraventa la macchina del tempo proprio in quel luogo che grazie a qualcosa di speciale sembra essersi elettrizzato. In campo c'è aria di partita importante, sono le 16,00 e sta per iniziare Peloro – Giarre: ottomila persone sugli spalti. La Peloro pare non farcela e il sogno infrangersi. Molti tifosi piangono sugli spalti, la speranza sembra davvero spegnersi e la palla non vuole proprio saperne di entrare. Questo vorrebbe dire rimanere ancora un altro anno in eccellenza con tutti i chissà e i come mai in una serie che, senza presunzione, ci va senza mezzi termini strettissima. Vorrebbe dire  soprattutto addio ai tanto cullati sogni di gloria e un arrivederci a quel desiderio così coccolato nel cuore di ciascuno di una pronta e veloce ascesa fino ai massimi vertici del campionato nazionale italiano. Il lumicino come dicevamo era pronto a spegnersi da un momento all'altro e la fiamma al suo interno acuirsi sempre più ed invece allo scadere i tifosi vedono una mano fantasma che dal cielo si posa sulla testa del magico Salpietro e la palla è finalmente in rete.     - GOOOOOAAAAALLLLLLLLLLLL............ -

Gli 8.000 sono il delirio, la gioia riesce persino a scendere fino a quegli abissi marini che avevano rapito negli anni '40 Giovannino Celeste durante l'evento bellico e tutto ritorna a vibrare e  rivivere nell'implosione di quel momento che riabbraccia magicamente in un tutt'uno passato-presente-futuro. La memoria di quei giorni gloriosi schizza nuovamente nel vissuto di quegli attimi, lasciando definitivamente il regno del nulla, per riemozionarsi nell'essere. Tutto questo è stato possibile solo grazie all'esultanza di quel goal realizzato da Salpietro oltre il 90'. Si va agli spareggi che poi ci vedranno campioni e promossi nei dilettanti. Da lì una promozione dietro l'altra. Quello fu il primo passo verso la serie A... Giovanni Celeste era in cielo e stava a guardare con benevolenza quegli 11 ragazzi in calzoni e maglietta che dopo 70 anni di dimenticatoio erano riusciti a riportare in vita dal passato quella che nel 1920 era stata la sua creatura: l'U.S Peloro. Quella team che era sceso appunto nell'oblio, adesso come l'araba fenice risorgeva a nuova vita e Celeste era lì ad esultare con noi per tale gioia.  Per questo non verremo mai più cancellati, perché la storia di questa società è vera e se passerà momenti difficili di nuovo risorgerà. Noi Peloritani siamo abituati a subire distruzioni per poi risorgere. Questa storia la ricordo ancora perché quando ero piccolo e giocavo con i miei compagnetti, feci amicizia con un  mio vicino di casa, un signore anziano, cugino guarda caso proprio del mitico e inenarrabile Giovanni Celeste. Lui veniva  sempre da me a raccontarmi le storie della magica Peloro e con quelle sue parole cariche di ricordi, rimembrava i tempi dei  derby contro l'A. C. Messina.  Con le lacrime agli occhi Giuseppe De Lorenzo, questo era il suo nome, proiettava nell'aria la storia del calcio messinese attraverso visioni passate colme di magia, poi un giorno come tutte le persone di una certa età se ne dovette andare, ma mi lasciò come ricordo un articolo sulla Peloro. Io lo so che è un segno del destino perché se non l'avessi mai conosciuto, non vi avrei  potuto parlare di questa squadra che nel bene e nel male fa appassionare, chiacchierare, discutere, non dormire e animare noi tutti messinesi del 2000. W dunque... l'F.C. Messina Peloro, sperando di ritornare a gridare questo nome nuovamente in massima serie!

 

All' A.C.R e l'F.C.Messina....

La vecchia e gloriosa F.C.Messina fu il primo team cittadino di calcio nella nostra amata città, mentre l'A.C.R. Messina, la prima squadra che dopo la guerra fece appassionare i tantissimi sportivi messinesi in epiche gare ed in fantastiche e immortali giornate calcistiche al Giovanni Celeste.

L’anno in cui qualcuno si alzò e decise che voleva trasformare il nome di Messina nello sport più amato dagli italiani fu nel 1900.         Il presidente che fondò il Messina si chiamava Becker Walter F., ma nel luglio del 1901 ci fu il passaggio di consegne e le quote di maggioranza della società vennero acquisite dal nuovo presidente, sempre del regno unito, il console inglese Barret Lascelles Arthur. Gli Allenatori erano il messinese Marangolo e il britannico Padgett. I giocatori un mix di anglossassoni e messinesi purosangue:  Gooding -  Pappin - Padgett (cap.) - Way - Caulfield - Oates I - Arena Ainis - Vaccaro - Greco - Falorsi - Crisafulli Cervello -  Hulleatt - Marangolo - Rey  - Rowlett - Skinner. Questa squadra prese appunto il nome di “Messina Football Club” e purtroppo, con l’avvento della I^ guerra mondiale, dovette chiudere i battenti.  

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Passarono gli anni bui e tetri della guerra e una società chiamata “Messinese” diede impulso nuovamente alla palla rotonda. La nostra città con questa società si iscrisse per la prima volta ad un campionato nazionale nel 1921. L’anno successivo la Messinese si fuse con un altro team il “ Messina Sport Club”. L’unione di queste due società diede nuovamente vita al “Messina Football Club”. L’F.C. giocò il campionato nazionale del 1922-23, ma per turbolenze interne  le due squadre purtroppo si separarono l’anno seguente  Nel 1928 in città rimase soltanto la Messinese, che si trasformò nell' “A.C. Messina”, la squadra rivale della Mitica “Peloro”.

Questi furono anni di scintille e di accesi derby. L‘A.C. viaggiava davvero a gonfie vele e nel 1932-33 era già in serie B ed in tale serie ci restò per ben cinque anni. Dopodiché la prima squadra cittadina attraverso le più umilianti vicissitudini e disavventure andando a finire brutalmente in categorie che non le appartenevano minimamente. Dopo la II^ guerra mondiale la Peloro, come già anticipato prima scomparve ed invece l’A.C. Messina, diventò la famosissima A.C.R. Messina, quest'ultima, riuscì a iscriversi al campionato di serie C.

E così la città di Messina, nel 1950, dopo tanti anni di digiuno, anche se con una sigla diversa, ritornò finalmente in serie "B".            Qui vi rimase per  12 anni, e i nostri nonni, un anno dopo, poterono tifare per l’A.C.R. addirittura in serie A. Incredibile, ma vero, la città di Messina era finalmente nella massima serie, ciò vuol dire che eravamo nell’elite del calcio nazionale e potevamo batterci con squadre di calibro europeo. Lo stadio Celeste era stracolmo ogni domenica ed in un campo molto diverso da quello che conosciamo oggi, il Messina dimostrava a chiunque di non essere assolutamente una piccola matricola ... Il Celeste era davvero una Plaza de Toro. Di questo se ne accorsero squadre super blasonate come la Juventus di Omar Sivori, la Sampdoria di Barison e la Roma di Cudicini e Angelillo, formazioni che nel catino di Via Oreto lasciarono penne e becco.  Il Messina della serie A stravolse dunque ogni statistica, ultima nel girone di andata, con l’acquisto di un certo Benitez, modificò tutte le previsioni. Pensate che se consideriamo il solo girone di ritorno il Messina era fra le prime cinque squadre italiane. Quelli furono anni d’oro per tutta Messina che viveva un periodo di grande splendore non solo calcistico, ma anche culturale a 360°.

Il Messina in quel Celeste gremito fino all’ultimo posto e gradone schierava questa formazione: Rossi, Dotti, Stucchi (Cap.), Landri, Ghelfi, Derlin, Brambilla, Fascetti, Morelli, Benitez, Morbello. Ed in panchina gente come: Canuti, Pagani, Geotti. Il presidente di quella mitica formazione fu Goffredo Muglia e l’allenatore Umberto Mannocci. Perciò quel Messina del '63-'64 che tutti davano come  una squadra materasso e matematicamente spacciato viveva l'anno successivo un altro campionato di serie A, che purtroppo però la vide retrocessa nella serie cadetta con un penultimo posto in classifica sopra il Mantova. La massima categoria italiana svaniva per riportare tutti alla dura realtà. Il campionato ebbe un unico acuto e boato, all’ultima giornata, nella gara contro la Lazio, dove i giallorossi si imposero per 4-0.

Ecco che dopo questa breve pausa quasi romanzesca, il Messina finì con il retrocedere di anno in anno in categorie quasi impronunciabili davanti al suo blasone, giocando con squadre che erano addirittura quartieri della stessa città: questo fu il periodo più buio del calcio Messinese. Stagioni giocate con squadre dilettantistiche, anni che hanno provocato l’amaro in bocca più sgradevole per tutti gli sportivi  in riva alla capitale dello Stretto. Ma come detto, siamo gente coriacea ed abituata a risorgere. Infatti pian pianino il Messina cominciò a risalire la china da quella situazione stagnante di un calcio quasi amatoriale e ritornò finalmente in "C" con quella squadra che come tutti sappiamo fece innamorare anche i Pinguini: il “Messina di Totò Schillaci. Napoli avrà pure Maradona, ma Totò Goal era ...

Quei birbanti di Caccia, Romolo Rossi, Catalano, Schillaci e Napoli, i bastardi per farla breve, allenati  da ... un certo Franco Scoglio erano una squadra che giocava in serie C per puro caso perché il Messina non aveva niente da invidiare alle più importanti formazioni di Serie A. Questo lo si evinse dalla storica vittoria, di Coppa Italia ai danni della Roma finalista di Coppa Campioni. I vice campioni d'Europa, vennero al Celeste per fare bottino pieno ed invece uscirono sconfitti grazie ad un goal di testa di Luciano Orati. Messina si esaltava, cominciavano ad entusiasmarsi anche tantissime persone dalla provincia. Sembrava ritornare il sogno e quella squadra dopo un campionato esaltante in C1 tornò, dopo quasi vent’anni di assenteismo, nella serie cadetta.

Contro il Benevento in una gara storica che sanciva la promozione in Serie B seguirono l’A.C.R. in trasferta ben 6000 tifosi. Il Messina poteva giocare contro squadre come Bologna, Udinese, Genoa, e battere la solita Lazio, per giunta all’Olimpico con il gol che passò alla storia di Renzo Gobbo.

Dopo fu il caos! Il Messina che giocò 6 anni di calcio spumeggiante,e che sfiorò ripetutamente la serie A, in un campionato inspiegabile si ritrovò, senza nemmeno capire il perché, retrocessa in serie C1? Un anno di C e… cosa stava succedendo? I tifosi si sentivano quasi in balia di una forza troppo grande da abbattere e controvertire, la cancellazione dai campionati professionistici a causa della negligenza della famiglia Massimino. Nessuno ci credeva , ma la realtà era questa non ci si poteva opporre in nessun modo. Ecco che arrivarono dai meandri più nascosti della terra i campionati infernali del CND. L’A.C.R. finì in eccellenza ed una nuova squadra chiamata A.S. Messina non fece altro che prenderci in giro promettendo la serie A e giocando per 5 anni nel Cnd. Intanto con il passare degli anni l’A.C.R. venne per sempre cancellata. Nacque in eccellenza una nuova creatura l’U.S. Peloro che costruita per vincere, grazie ad imprenditori Messinesi, riuscì a fare il salto di categoria e approdare nel Cnd. La Peloro nel campionato dilettanti si ritrovò a battersi contro un A.S. quasi dimezzata che giocava con i ragazzini della primavera e con il minimo storico di punti all’attivo. Quel derby di serie D, finì 4-1 per la Peloro che però quell’anno non riuscì dopo un importante cavalcata ad essere promossa. A.S. - Peloro un derby davvero strano con tifosi che non sapevano per chi esultare e in chi credere. L’anno successivo l’A.S. scese in eccellenza facendo altrettante brutte figure ed infatti finirà anch’essa con lo scomparire, mentre la Peloro del Ragioniere Aliotta venne promossa in C2.

All' F.C.....

dell'era Aliotta e poi di quella dei Franza

Intanto l’anno dopo e precisamente il “ 18 Luglio 1997”, il Presidente Aliotta cambiava il nome della “Peloro” in “F.C. Messina Peloro” ed i tifosi capirono che tifare questa squadra era la cosa più giusta e più vera, perché gli obiettivi erano importanti e la società seria, competente e con grande voglia di fare. Ma per ottenere la serie A, non bastavano solo la Società e tifosi, ci voleva soprattutto della gente che credeva ciecamente in quel miracolo. Il portierone della prima Serie A (anni '60), il buon Mario Rossi, che di massima serie se ne intendeva nel 2000 in un intervista disse:<<Secondo me, se si ricrea l’entusiasmo di allora, difficilmente si fallirà questo importante obiettivo. Il pubblico deve stringersi attorno a questa squadra, e il Celeste deve diventare, come lo era ai miei tempi, tabù per gli avversari di turno >>.  Mai parole furono così profetiche...e fu proprio così, tutti si strinsero alla corte del Celeste ed il Messina centro nuovamente nel 2003-2004 dopo 39 anni la tanto sperata e agognata serie A.

 

RECENTE PASSATO.....

 

E il sogno si è avverato siamo arrivati In A Campionato di calcio 2004/2005.

Sono passati 39 anni... e la società, tutti i giocatori passati ed i i tifosi dopo aver affrontato anni di sacrifici e campi polverosi con umiltà sono riusciti nel loro intento di riportare questa città ad una categoria più consona al suo glorioso nome: la serie A.  La svolta avviene nel campionato 2002/2003. La famiglia Franza decide di rilevare il 100% delle quote azionarie del Messina e Pietro, il figlio minore e anche unico vero tifoso di questa squadra, diventa presidente del sodalizio.  Promette la A in 3 anni e al primo, di prove generali, deve accontentarsi di una salvezza arrivata per giunta all’ultima giornata. Ma l'anno successivo e tutta un'altra storia e l'obiettivo non può essere mancato. Il team dirigenziale, formato da Giovanni Carabellò nelle vesti di Direttore Generale; Mariano Fabiani in quelle di Direttore Sportivo e il peso medio Mario Bonsignore in quelle un po' più larghe di Responsabile Marketing, non può fallire. Ai vertici invece ritroviamo il buon Pietro Franza come Presidente e il fratello Vincenzo (l’ingegnere) vice presidente. Presenza fuori campo: la grand-mère, la commendatora, Lady Franza. Il gruppo dopo un inizio stentato (dopo 7 giornate ricordiamo che la squadra è ultima in classifica) caccia l'allenatore Patania e indovina la mossa susseguente chiamando in panchina Bortolo Mutti. Dopo una cavalcata lunga ed emozionante, è serie A. La notte del 5 giugno 2004 la città impazzisce, al Celeste il Messina batte il Como per 3-1 che vuol dire per i colori giallorossi massima serie dopo 40 anni di digiuno.

I festeggiamenti durano fino all'alba, Messina come Rio De Janeiro e i messinesi per strada ritrovano, attraverso il calcio, la loro identità. Anche se per una notte tutti sono orgogliosi di essere fratelli e di appartenere a questa bella, grande, nobile città. Giovani vecchi, bambini, uomini e donne, tutti tra le vie principali a far festa e baldoria. Ovunque si vedono issate bandiere e vessilli giallorossi. Sembra di essere ritornati ai tempi delle Crociate e a quelli cinquecenteschi di Carlo V, quando l'imperatore passava trionfante sotto l'arco di Via Porta Imperiale.

La città e i cittadini chiedono che si riscatti e si affranchi anche la città che invece vive un momento di stallo. Al Comune non c’è il sindaco, ma il Commissario Sbordone che venuto da fuori cerca di amministrare nell’emergenza questa città. Alla provincia il “Temporeggiatore” Leonardi osserva scorrere gli eventi. I politici che ci rappresentano alla Regione e a Roma non tutelano a sufficienza la città che si vede sfuggire i fondi per il risanamento, togliere quei privilegi che si era conquistata nel tempo con sacrifici e sudore. Si smantella Marisicilia che non è più ammiragliato, chiude l’ospedale militare. Le importanti istituzioni emigrano verso Catania o Palermo. Lo IACP è commissariato, così come anche il Teatro Vittorio Emanuele.

Ecco che il Calcio diventa per il messinese segno distintivo di orgoglio di riscatto di ritrovati valori persi o sopiti. Anche quelli che non vivono più in città da anni per essere emigrati a causa della mancanza di lavoro ritrovano il senso della rinata messinesità.

                                              

 

la storia recente

2006/07

        ultimi nel massimo campionato di serie A retrocessi in serie B.

2005/06

        3ultima retrocessa in serie B.    Ripescata in serie A grazie a Calciopoli (http://www.granmirci.it/CALCIOPOLI.htm)

2004/05

        7° in serie A.

 2003/04

4° in serie B. Promosso in serie A.

 2002/03

14° in serie B.

 2001/02

16° in serie B.

 2000/01

2° nel girone B della C1. Promosso in serie B dopo playoff con il Catania.

 1999/00

1° nel girone C della C2. Promosso in serie C1.

 1998/99

2° nel girone C della C2. Perde finale playoff con il Benevento.

 1997/98

1° nel girone I della serie D. Promosso in C2.

 1996/97

20° nel girone I della serie D. Retrocesso nel campionato di Eccellenza. Si fonde con il Peloro diventando Football Club Messina Peloro.

 1995/96

3° nel girone I della serie D.

 1994/95

3° nel girone I della serie D.

 1993/94

3° nel girone I della serie D.

 1992/93

12° in serie C1. L'A.C.R. Messina viene esclusa dai campionati professionistici; una nuova società l'A.S. Messina viene ammessa al campionato nazionale dilettanti.

 1991/92

19° in serie B. Retrocesso in serie C1.

 1990/91

12° in serie B.

 1989/90

16° in serie B.

 1988/89

8° in serie B.

 1987/88

12° in serie B.

 1986/87

8° in serie B.

 1985/86

1° nel girone B della C1. Promosso in serie B.

 1984/85

3° nel girone B della C1.

 1983/84

11° nel girone B della C1.

 1982/83

1° nel girone D della serie C2. Promosso in serie C1.

 1981/82

7° nel girone D della serie C2.

 1980/81

15° nel girone D della serie C2.

 

Anno 2003 - 2004 *Promozione in serie a*   

 

Anno 2004 - 2005 *7° posto in serie a*   

    Foto Messina

Anno 2005 - 2006 *3ULTIMO posto in serie a*  

RETROCESSIONE IN SeRIE B E RIammissione in A GRAZIE A CALCIOPOLI 

 

 

     

Anno 2006 - 2007 *retrocessione in serie b*   

 

Anno 2007 - 2008 *serie b*   

 

                              

 

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Stadio Comunale “G. Celeste”

 

 

Planimetria del Celeste incastonato tra la Via Oreto ed il Torrente Gazzi e le abitazioni private

 

 

 

Scorcio della Curva Nord e della Tribuna

 

NUOVO STADIO

FRANCO SCOGLIO DI MESSINA

 

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