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La Storia

 


 

Messina tra leggenda e storia

 

1713-1783

   

   

  

    Nel 1713 la Sicilia in seguito al trattato di Utrecht fu assegnata a Vittorio Amedeo duca di Savoia che assunse il titolo di Re di Sicilia. Egli sotto questa veste si recò a Palermo dove ordinò il censimento della popolazione che risultò essere di 1.123.163 cittadini per l’intera isola e di 40.393 anime per la città di Messina esclusi gli ecclesiastici e i villaggi. Egli venne in visita anche a Messina e ridiede alla città molti benefici che valsero a risollevare il commercio della città, ripristinò l’antica istituzione del Senato e ripartì alla volta del Piemonte nell’agosto del 1714 lasciando a governatore di Messina il conte Vianisi. Ma non partì da Messina, come già detto, a mani vuote infatti volle lasciare il suo segno in modo tangibile facendo ricostruire la gigante campana della Cattedrale distrutta dagli spagnoli oppressori in segno di rinascita della città dopo la disfatta del 1678. Vittorio ordinò alla fonderia imperiale di Messina dunque di innalzare per il campanile del Duomo, la più grossa campana mai vista e non badando a spese dimostrò quanto a cuore aveva quella gloriosa città narrata nei libri di storia. Pensate pesava 47 quintali, ben 4 in più più della precedente distrutta dal vicerè spagnolo.Da una parte era rappresentata, in bassorilievo, l’immagine della Beata Vergine della Sacra Lettera (con l’iscrizione “Messanensibus omnibus salutem”) e dall’altra le armi reali del duca di Savoia con il nome della regina, Maria Anna Vittoria, dato alla campana stessa (con l’iscrizione “Victorius Amedeus Rex Siciliae propriis sumptibus conflari iussit”).
Con indicibile gioia dei messinesi il 20 agosto si procedette al trasporto della campana dalla fonderia sino alla Cattedrale. Le strade furono addobbate a festa ed al suo passaggio il popolo esultava gridando “evviva” e lodando, con lacrime di devozione, la Vergine Protettrice che, citando le parole del Gallo, “[…] in tal contingenza degnossi operare strepitosi portenti, con guarire molti infermi da morbi stimati incurabili, al sol tocco della sacra immagine impressa nella campana, e liberando diversi energumeni dagli spiriti maligni, in guisa che se ne offrirono in chiesa più tavolette votive […]”. Il 30 agosto, con grande solennità, venne benedetta di fronte alla porta maggiore del Duomo dall’arcivescovo monsignor Migliaccio, alla presenza del governatore Filippo Tana marchese d’Entraines, quale padrino in nome del re, e della principessa d’Alcontres, quale madrina in nome della regina. Il 5 settembre fu trasportata sotto la torre dell’alto campanile e, con grande sacrificio, innalzata sullo stesso dal quale, al mezzogiorno del 7 settembre, vigilia della natività della Vergine, suonò a festa per la prima volta.
 

 

    Ma nel 1718 gli spagnoli con un colpo di mano rioccuparono la Sicilia e Messina cadde ancora una volta sotto il potere aragonese. La rioccupazione spagnola fortunatamente durò breve tempo poiché quasi subito scoppiò la guerra tra la Spagna e l’Austria e quest’ultima occupò la Sicilia. Il 9 agosto 1719 gli Austriaci entrarono in Messina senza alcuna opposizione. Il Senato e i cittadini erano ormai scettici verso tutti gli invasori dopo l’esperienza crudele del 1678, la città ormai era ostile a qualsiasi padrone, tuttavia la cacciata degli spagnoli fu accolta con gioia. Lo scetticismo dei messinesi era giusto poiché gli austriaci non si dimostrarono diversi dagli spagnoli: entrambi oppressori. Tutti i privilegi concessi da Vittorio Amedeo furono dichiarati nulli e con essi per una strana coincidenza del destino anche la campana tanto grande e bella che aveva fatto costruire prima della sua partenza dalla città. Il freddo di un rigido inverno del 1725 la ruppe in due, ma il Mons. Migliaccio la fece rifondere con i propri soldi senza però trovare maggiore fortuna perchè non passò molto tempo e nel febbraio del 1783 il terremoto la ridistrusse. Sembrava una maledizione come se qualcuno non volesse che il suono di quella campana, che in passato era stata capace di richiamare il popolo ai propri doveri e al proprio coraggio, fosse capace di svegliare i messinesi dal loro torpore e indolore. E questa maledizione continua ancora perché è da allora che nel campanile della Cattedrale non vi risiede una campana degna di tal nome.

 

    Ma ritorniamo agli avvenimenti e agli austriaci...Anche questa dominazione fu breve, poiché nell’agosto del 1734 Carlo Borbone, duca di Parma e figlio del Re di Spagna, mandò in Sicilia un forte esercito che quasi senza combattere cacciò gli austriaci e si fece proclamare Re con il nome di Carlo III. Da lui comincia l’ultimo e più nefasto periodo della servitù di Messina sotto lo straniero prima dell’unificazione d’Italia.

 

    Durante questo periodo Messina fu colpita da una delle più disastrose calamità naturali: la Peste del 1743. Il 20 marzo di quell’anno entrava nel porto un veliero genovese al comando di Iacopo Bozzo, il quale dichiarò di essere proveniente da Missolungi. Dichiarava inoltre che durante la traversata era morto a bordo, di morte naturale, uno dei suoi uomini e perciò la nave fu messa in quarantena. Poco dopo si ammalò e morì un altro marinaio solo allora si scoprì che la causa di quei decessi era dovuta alla peste bubbonica. Ben presto l’epidemia si estese all’intera città. Sopra una popolazione di 62.775 unità i morti furono 51.259, gli scampati furono 11.496 cioè più dell’80%. Dei villaggi rimasero immuni solo due Molini ed Altolia, negli altri i morti furono 10.659 sopra una popolazione di 19.671 unità, cioè poco più del 50%. La durata del morbo dichiarato contagioso il 6 giugno fu di tre mesi giusti, la mortalità maggiore si verificò il 15 giugno e soltanto dall’8 settembre in poi il contagio cominciò a regredire.

 

    Durante gli anni 1806-1814 in cui sul trono di Napoli regnò Giacchino Murat, Ferdinando di Borbone rimase rifugiato in Sicilia e la corte borbonica stava sempre attenta e impaurita benché fosse protetta dall’esercito inglese. La notte del 18 settembre 1810 Murat cercò di invadere la Sicilia, ma le truppe inglesi e siciliane al comando del generale Campbell avanzarono minacciose dopo essere partite da Messina. Sicché i francesi si ritirarono precipitosamente. Il 9 luglio 1820  il presidio di Messina, composto soprattutto da carbonari, guidato dal colonnello Costa, chiese al Re Ferdinando I la Costituzione e poiché questa non veniva promulgata il popolo si sollevò e alla fine per evitare più pericolose lotte, la costituzione fu dapprima accordata per poi essere revocata l’anno successivo. Nel mese di febbraio del 1822 una corte marziale fu istituita a Messina per giudicare i rei di cospirazione contro la sicurezza dello Stato.

 

             Prefazione             

      40 a.C.-1233 d.C.       1250 d.C.-1571 d.C 

         1595 d.C.-1708 d.C.    1713 d.C.-1783 d.C.     

       1847 d.C.-1854 d.C.     1858 d.C.-19.. d.C. 

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