Per amare e capire meglio questa storia illustre e nobile di Messina, abbiamo bisogno di iniziare a imprimere nel nostro cuore, i buoni propositi e forza di volontà e nella nostra anima coraggio, ottimismo e voglia di far rilucere le cose nella realtà e nel piano tangibile per tutti gli esseri umani. Per fare ciò scriverò alcuni passi di Mons. Pantaleone Minutoli, insigne cultore della storia messinese e grande amante oltre che di Dio di Messina.
In un suo libro sul nostro compatrono S.Placido, inizia a Parlare di Messina in questi termini. Ascoltate bene e...
E' una vita edificante, popolare quella di S.Placido che intendiamo diffondere a gloria del Santo e ad imitazione per i fedeli. Nella Narrazione abbiamo messo da parte ogni disquisizione critica - per la quale si richiedono particolari doti e studio lungo - ed abbiamo preso quanto la nostra tradizione ci ha riferito, attraverso gli scritti dei nostri migliori storici. E cogliamo l'occasione per invitare gli scrittori di cose nostre - e già dobbiamo ringraziare chi si interessa di cose nostre, poiché sembra che tutta la storia della chiesa e dell'Italia nulla abbia a che vedere con Messina - che studino per davvero e in loco i fatti nostri, e allora vedranno come è semplicemente assurdo pretendere da Messina quegli elementi che altrove è facile trovare, date le particolarissime vicende di questa città, dove i cataclismi sociali e politici sono stati forse più esiziali degli stessi cataclismi tellurici: e tutti tali da spezzare ripetutamente e completamente ogni collegamento con il passato, per cui Messina le tante e tante volte e <<città nuova>> (anche questa è un'altra delle piccoli grandi unicità che ha Messina). Basti pensare a memoria d'uomo, il terremoto del 1908 per convincersi di questa realtà: a distanza di appena 54 anni (era il 1963 quando è stato scritto questo libro), è difficile trovare a Messina documenti pre-terremotali: e qualche monumento, qualche lapide, è da considerarsi come preziosa reliquia, tanto sono rari questi ricordi! Forse bisognerebbe scavare molto profondo per vedere le varie messine (si permetta l'espressione) sovrapposte l'una all' altra, per vedere quei documenti che si cercano e che possono appagare le esigenze dei critici. (Detto con tono ironico) Bisogna quindi, contentarsi anche di poco quando questo è vivificato (nella memoria collettiva), nella tradizione popolare che può dar poco ma non sa mentire. E' per questo che noi non possiamo mettere avanti abbondanza di documenti; ma non si tocchi questa autentica gloria di Messina! Del resto di un S.Placido Confessore, discepolo di S,Benedetto, e compagno di S.Mauro, i negatori della nostra tradizione non sanno dire più di quel che S.Gregorio Magno scrisse e nulla conoscono sul resto della vita, sulla morte e culto del medesimo. (Come dire di S.Placido secondo fonti si conosce in eguale modo si conosca Gregorio Magno, ma uno non viene citato quasi come se fosse una diceria popolare, una fandonia, mentre l'altro è venerato dalla S.Chiesa) Solo che ripetono non è il martire messinese? E Perché? Perché Giordano è un falsario, Pietro Diacono è un credulone. Quasi che nessun altro abbia potuto scrivere, niente altro che si sia potuto tramandare! Come si vede ci troviamo dinanzi a delle gratuite e vaghe asserzioni, che siano in diritto di non accettare. E' per tali motivi, come abbiamo notato, che il nostro racconto ripete la nostra fedele tradizione. Abbiamo detto che la vita da noi descritta vuole essere edificante. Perciò qua è là abbiamo fatto delle considerazioni, dei richiami atti a mettere nella luce migliore ora un avvenimento, ora un detto, ora un affermazione di uno scrittore. Abbiamo poi creduto di inquadrare gli avvenimenti fedelmente tra i dati forniti dalla storia senza indulgere alla fantasia come taluni hanno fatto. Del resto la vita del nostro santo è tale da renderlo amabile ai piccoli, ai grandi, ai poveri e ai ricchi, ai laici e agli ecclesiastici: è una vita veramente imitabile: e come tale sopratutto, l'abbiam voluto presentare.
Lettera a Messina del T.Colonello Pocobelli
Per concludere ho voluto inserire
nella prefazione alla Storia messinese, la lettera del peloritano Tenente
Colonello Pocobelli, anch'esso grande amante di questa città e dei suoi valori,
delle sue immense tradizioni e del suo spirito unico al mondo. Leggetela, ne vale
la pena, dà al cuore pienezza e voglia di cambiare le cose.
Messina emana da sola questo spirito particolare ed unico, basta coglierlo al volo e ci si sentirà gratificati, la lettera d'amore si intitola Messina, leggiamola.....
Messina
Nome sacrato alla gloria e alla sventura. Nome pronunciato con ammirazione e con rimpianto da chi conosca la Storia, e dalla grande infelice Città divida i dolori! Messina! Esclamano estatici i connazionali e gli stranieri, nella contemplazione alla città e del suo superbo panorama. Messina! Ripetono gli studiosi e i cultori dell'arte. E i Messinesi, con profonda tristezza rispondono.....<<Messina!!>> con lo sguardo errante sulle macerie, col pensiero ai loro Morti!
O città sirena, o eterna città del sogno, che nella luce immensa delle tue verdi colline e del tuo ampio mare sorridevi orgogliosa della tua bellezza, quante volte il cieco Destino ha distrutto i santuari della tua fede, che erano Templi di Arte. Ha percosso i tuoi castelli, che ricordavano leggendari eroismi! Ha deturpate le opere degli artisti più celebri, ha abbattuto i tuoi monumenti, segni tangibili di gloria secolare.
Ed oggi...........! Silenti come ammantati di lutto, sono gli avanzi di quegli altari sontuosi, candidi di sculture, sfolgoranti di oro e di luce. Muti, deserti i ruderi dei tuoi castelli, memori di indomito valore contro ogni straniero dominio! Disseminate le reliquie d'opere d'arte preziose, (pensiamo ai quadri di antonello, a maestosi palazzi come quelli dell'architetto Juvara, autore del Palazzo reale a Madrid, alle tetradracme che si trovano nei musei greci ecc...ecc...) che erano l'orgoglio del tuo nome! Cosparse le macerie di palagi fastosi, che erano l'indice della tua ricchezza! Austeri maestosi i supremi avanzi dei tuoi monumenti, grido di angoscia della loro patria infelice! Tuttavia, le patite sventure non distrussero la fede nel tuo avvenir, non infransero l'orgoglio delle tue memorie! Risorgi per indomita volontà dei tuoi cittadini, che dalla suprema scuola del dolore trassero la tenacia del volere. Sulle tue rovine ormai si è fermato lo sguardo di Chi, fatidico assertore dei destini d'Italia, fra echi e fulgori imperiali, ha conservato ai venturi ogni retaggio di gloria delle tue cento città sorelle!
Sul calvario del tuo infinito dolore brilla sempre una croce d'oro la croce del tuo stemma!