Messina a Roma
Autoritratto di Antonello da Messina a Roma
Autoritratto di Antonello da Messina datato 1450-1479 di cui pochi sanno.
Si trova a Roma in una collezione privata, la collezione Spiridon.
Ne abbiamo traccia grazie ai fratelli Alinari che lo hanno fotografato nel 1924
Madonna della Lettera a Roma
Infine volevo sottolineare a tutti coloro i quali non credono alla
veridicità della Lettera di Maria ai messinesi
che possiamo con certezza affermare che il documento più antico che
attesta la veridicità della venerazione dei messinesi per la Regina
della Lettera è di Flavio Lucio Destro scritto intorno al 430 d.C.
Inoltre in Siria è stato trovato un codice bizantino antichissimo dove
veniva menzionata per intero la Lettera di maria ai messinesi.
Filippo Juvara a Roma
Nel 1703 all'età di 25 anni, il nostro FILIPPO si reca a Roma, dove fu
aiutato da Carlo Fontana
(che ne farà di lui uno degli architetti più importanti dell'intero
panorama settecentesco e della tradizione barocca) imparò con passione e
dedizione (grazie soprattutto al suo intuito e alla sua genialità) le
architetture antiche, ma anche quelle di Michelangelo, Bernini,
Borromini, Pietro da Cortona e Andrea Pozzo. Nel 1705 ottenne un
clamoroso successo al concorso di disegno architettonico dell'Accademia
di San Luca, dove progettò le scene per le esequie dell’Imperatore
Leopoldo I d'Austria, che segnarono l'inizio della sua attività
indipendente, diventò grazie a questo meritatissimo successo membro
dell'Accademia Clementina. All'Accademia di San Luca, appunto, iniziò a
svolgere lezioni di geometria, topografia e composizione. Impiegato
all'inizio come architetto teatrale dal cardinale Pietro Ottoboni
(nipote di Alessandro VIII e uno dei più
importanti mecenati dell'epoca), nel 1708 operò anche come scenografo
al servizio della Regina Maria Casimira di Polonia in palazzo Zuccari.
Nel 1709 invece viene nominato cappellano della corte cardinalizia e
si trasferisce al palazzo della Cancelleria vaticana. Successivamente
sempre all'Accademia di San Luca insegna Prospettiva. Ma nonostante
queste prime piccole grandi imprese, capitoline Juvara faticò non poco
a trovarsi grandi commissioni a Roma; ai primi anni laziali è
databile, infatti, il solo rimodernamento del Teatro Capranica ove il
palcoscenico grazie al genio messinese acquista una maggiore vastità
ed una più ampia profondità che regalano al concetto concreto di
spazio-tempo un'armonia più simile a quella divina che umana ; la
realizzazione del Teatro Ottoboni nel palazzo della Cancelleria
vaticana poi demolito e
la piccola Cappella Antamoro a San Gerolamo della Carità (1708-1710),
ornata da una statua di San Filippo Neri di Pierre Legros. Qualche anno
più tardi il maturo e ormai famoso Juvara, esattamente nel 1724, si
ritrovò a dover gestire le più importanti imprese di opere pubbliche del
tempo in simultanea i Savoia da un lato e la prestigiosa fabbrica di
S.Pietro in Roma dall'altro, qui succedette come Architetto a Domenico
Fontana. Tra i suoi grandiosi progetti, sempre a Roma, vi fu il
grandioso palazzo dei conclavi, ma anche questa importante opera
capitolina non trovò realizzazione.
Antonello da Messina a Roma
Antonello da Messina è presente in Roma alla Galleria Borghese con il
Ritratto d’uomo.
La tela
si trova nell’omonimo museo sito in Piazzale del
Museo Borghese 5. Il dipinto è realizzato con la tecnica dell’olio su
tavola delle dimensioni 31x25,2. Il ritratto antonelliano proviene dalla collezione borghese ed è datato intorno al 1475
pochi anni prima della morte in Messina del gigantesco pittore
siciliano. L'espressione intelligente e lo sguardo vivace del
personaggio raffigurato costituiscono l'aspetto più coinvolgente
dell'opera, considerata uno dei capolavori della fase matura di
Antonello. La veste rossa e il copricapo, tipici capi d'abbigliamento
dei patrizi veneziani, permettono di restringere la datazione al biennio
trascorso dall'artista nella laguna, dove la sua attività di ritrattista
era particolarmente apprezzata. La tavola non è firmata ma è probabile
che Antonello avesse apposto il cartiglio col proprio nome direttamente
sulla cornice. Il dipinto è elencato per la prima volta negli inventari
Borghese del 1790 con l'attribuzione a Giovanni Bellini e fu restituito
al pittore su basi stilistiche solo nel 1869. Studi recenti escludono
sia l'ipotesi di una sua identificazione con il patrizio Michele
Vianello sia l'eventualità della provenienza del ritratto dalla
collezione di Olimpia Aldobrandini. Il recente restauro ha restituito
una completa leggibilità alla superficie dove è ora possibile scorgere
con chiarezza la foggia della cuffia nera indossata dall'uomo.Le
striature scure del corpetto sono il risultato di un'antica pulitura con
solventi a base di cloro che hanno causato il viraggio del colore da
rosso a nero. Infine nella capitale italiana da tempo, nei locali della
Basilica di S. Maria degli Angeli e dei Martiri si è costituita
l’Associazione Culturale Antonello Da Messina che svolge varie
iniziative di studio per promuovere la figura e l’opera di Antonello Da
Messina. Questa attività ha ricevuto il riconoscimento della Presidenza
del Consiglio dei Ministri - Dipartimento per l'Informazione e
l'Editoria - che ha assegnato all'Associazione il "Premio cultura anno
2000" per "la pregevole attività svolta a favore della diffusione della
cultura
Sant’Annibale Maria Di Francia a Roma
Sant’Annibale è presente nella città romana con una chiesa a lui
dedicata retta dai Rogazionisti in Piazza Asti, 10. La Parrocchia fu
costruita su progetto di Raffaele Boccuni negli anni cinquanta-sessanta
e consacrata dal cardinale Luigi Traglia il 27 maggio 1965, solennità dell’Ascensione. La chiesa è sede parrocchiale,
istituita il 13 giugno 1956 ed affidata ai Padri Rogazionisti,
proprietari dell’edificio, il cui fondatore, Annibale Maria Di Francia,
è uno dei contitolari della chiesa parrocchiale. Due lapidi interne alla
chiesa ricordano che due papi l’hanno visitata, Paolo VI il 1° gennaio
del 1974, Giornata mondiale della pace e Giovanni Paolo II il 6 maggio
del 1979, Giornata mondiale di preghiera per le vocazioni. All’esterno
della Chiesa, nell’aiuola di Piazza Asti, è collocata una statua bronzea
raffigurante S.Annibale, inaugurata e benedetta il 19 marzo 2006 dal
cardinale Angelo Sodano La statua realizzata ad Ortisei, si ispira al
modello di un artista spagnolo e rappresenta S.Annibale circondato da
ragazzi, maestro ed educatore. Sui due portoni laterali si trovano due
mosaici del padre Ivan Rupnik: uno raffigurante S.Antonio e l’altro
S.Annibale, i due patroni e titolari della Parrocchia. Sulla facciata è
anche scolpita l’iscrizione della nuova titolazione della Parrocchia,
avvenuta nel 2008 e celebrata nel 2009. Sulla lastra di marmo bianco che
sormonta il baldacchino o ciborio, vi è incisa in latino la frase
evangelica del carisma rogazionista: “Rogate ergo Dominum messis ut
mittat operarios in messem suam” (Pregate dunque il padrone della messe,
perchè mandi operai nella Sua messe). Il fondo della chiesa è arricchito
dal maestoso mosaico realizzato negli anni ’80, ritraente Cristo in
posizione centrale e le figure di Sant’Antonio a destra e Sant’Annibale
Maria Di Francia a sinistra. Il tema del mosaico è: “Date loro voi
stessi da mangiare” (Mt 14,16). Si notano i due Santi infatti, che
insieme agli apostoli, ricevono la forza di dare il pane ai poveri, sia
quello materiale (S.Antonio) che quello divino, l’Eucaristia
(S.Annibale). Il 12 febbraio 1973 con decreto del Sommo Pontefice Paolo
VI, la chiesa ha ottenuto il titolo cardinalizio presbiterale di
“Sant’Antonio da Padova a Via Tuscolana”; l’attuale cardinale titolare è
il francescano brasiliano Paulo Evaristo Arns. In data 3 novembre 2008
il cardinale vicario di Roma, Agostino Vallini ha firmato il decreto di
modifica della denominazione della nostra Parrocchia di S. Antonio a
piazza Asti in Parrocchia “Santi Antonio e Annibale Maria”.
Il 7 luglio del 2010, il Santo Padre Benedetto XVI, nel recarsi
all’Udienza Generale, ha sostato di fronte alla statua monumentale di
Padre Annibale che proprio in quella data fu collocata nella nicchia
esterna della basilica di San Pietro prossima all’ingresso del cortile
delle Campane, per benedirla. Presenti insieme al Santo Padre i membri
del Capitolo Generale della nostra Congregazione e di quello delle
Figlie del Divino Zelo, iniziati entrambi il giorno precedente, ed una
rappresentanza della Famiglia del Rogate. Il fondatore vi è raffigurato
con in mano un vangelo aperto sulla pagina del rogate. L'opera,
realizzata da Giuseppe Ducrot, è stata collocata insieme a quelle di
altri santi fondatori di istituti religiosi come dicevamo in una delle
nicchie esterne della basilica Vaticana. In questo caso la prima,
all'arco delle Campane, accanto a quella di santa Maria Soledad Torres
Acosta, fondatrice delle serve di Maria ministre degli Infermi, che fu
benedetta il 13 novembre 2002. È alta cinque metri e trenta, ed è stata
scolpita in un monoblocco marmoreo di Carrara. Benedetto XVI è giunto in
automobile verso le 10.30 in piazza dei Protomartiri romani, accolto
dagli applausi e dai canti dei fedeli giunti dai luoghi legati alla
figura e alla vita del santo: la
Sicilia e Messina in particolare, ma anche la Puglia e la Campania, da
dove proveniva un coloratissimo gruppo di giovani in festa.
Il Pontefice ha presieduto un breve momento di preghiera, nel quale ha
invocato il Signore affinché mandi nella sua "messe" "degni operai del
Vangelo", auspicando che "tutti coloro che contempleranno questa
immagine, ispirandosi al suo stesso spirito di carità crescano in amore
verso il prossimo".
Dopo aver assistito allo scoprimento della statua, il Papa l'ha aspersa
con l'acqua santa e ha impartito la benedizione ai presenti augurando
loro una "buona giornata". Quindi ha salutato i consigli generalizi dei
rogazionisti
del Cuore
di Gesù, guidati dal
superiore padre Giorgio Nalin, e delle figlie del Divino Zelo, con la
superiora madre Diodata Guerrero; e lo scultore quarantaquattrenne
romano Ducrot.
Tra le numerose personalità presenti, i cardinali Rodé, Dias, Comastri,
Cacciavillan, Martino e De Giorgi; gli arcivescovi Stella, Gioia, Marra
- emerito di Messina - e Cuccarese; i vescovi Lanzani e Vitale, presule
rogazionista di Lezhë in Albania; i monsignori Sciacca e Scotti; il
sindaco di Messina, Giuseppe Buzzanca, il presidente della provincia
Nanni Ricevuto, l'ambasciatore d'Italia presso la Santa Sede, Zanardi
Landi, il direttore dei Musei Vaticani Paolucci, il segretario della
Pontificia Commissione per i Beni culturali della Chiesa Buranelli, il
sottosegretario del Pontificio Consiglio delle Comunicazioni Sociali
Scelzo, autore di una biografia di sant'Annibale; il medico personale
del Papa Polisca, nuovo direttore di sanità ed igiene del Governatorato
dello Stato della Città del Vaticano, e il direttore del nostro
giornale.
Benedetto XVI era accompagnato dall'arcivescovo Harvey, prefetto della
Casa pontificia, dal vescovo De Nicolò, reggente della Prefettura, da
monsignor Gänswein, segretario particolare. A fare gli onori di casa,
l'addetto per il Protocollo della Casa Pontificia, padre Leonardo
Sapienza, sacerdote rogazionista.
Infine a conclusione di tale resoconto possiamo aggiungere che a Roma vi
è intitolato a Sant’Annibale Maria Di Francia anche una Scuola, un
Istituto comprensivo paritario sulla Circonvallazione Appia. Ivi c’è la
possibilità di frequentare le classi per l’infanzia, la primaria e la
secondaria di primo e secondo grado.
Leone II
Grande Santo messinese e Papa della Chiesa Cattolica, infatti, il 17
Agosto del 682 venne assunto al Pontificato nella Basilica di Santa
Susanna, ebbene si a diventare Papa fu un cardinale messinese, che prese
il nome di Leone II. Salì al soglio pontificio dopo la morte di Agatone dopo quasi due anni di sede vacante.Fu durante il
pontificato di Leone che la dipendenza della sede di Ravenna da quella
di Roma venne stabilita definitivamente per editto imperiale. Questo
papa cercò di affermare la supremazia papale contro i continui tentativi
dei patriarchi di Costantinopoli di liberarsi dalla dipendenza da Roma.
Fatto importantissimo di questo papa è l'istituzione dell’aspersione
dell’acqua benedetta sul popolo nei riti cristiani e
e il bacio di pace nella Messa.
Morì il 3 luglio 683 e fu sepolto in S. Pietro, giorno nel quale
si festeggia il grande Santo Messinese; ma stranamente data mai
ricordata dalla sua città natale. Intorno al 1100, le sue reliquie
insieme a quelle dei suoi successori Leone III e IV, furono poste vicino
a quelle di S. Leone I Magno. Quando fu eretta la nuova basilica di S.
Pietro, le reliquie dei papi Leone I, II, III e IV, furono trasportate,
il 27 maggio 1607, sotto l’altare di S. Maria de Columna alla presenza
di papa Paolo V, che ne aveva effettuato una ricognizione. Il
pontificato di questo papa durò appena un anno e venne poi dalla Chiesa
santificato. Messina per ricordarlo gli dedicò nel 1623 una delle 18
porte dell'antica Palazzata e precisamente quella che dalla marina
conduceva al Pozzoleone, la quale per questo motivo fu detta Porta
Leonina. Ancora oggi la città ricorda questo Papa dedicandogli un
quartiere, il più vasto e popoloso, e precisamente il IX detto appunto
S. Leone.
San Placido Anici Compatrono messinese Nato a Roma, morto e
vissuto a Messina
Vissuto nel VI secolo, Figlio di Faustina, nobildonna messinese e Tertullo Anici (nobilissima gens romana) discepolo Prediletto di San Benedetto e amico di S.Mauro, Compatrono di Messina, martirizzato in Messina nell'anno 541. Gran Santo Messinese.
Placido Anici nacque da Tertullo, uomo nobilissimo ed illustrissimo, al tempo in cui nella vecchia Roma regnava il Re Teodorico e nella nuova reggevano le sorti dell'Impero Giustino Senior e Giustiniano. Tertullo della gens degli Anici, il cui stemma onorava la sua casa, si distingueva sopratutto per sapienza, fortezza e prudenza, così da essere chiamato <<Padre della Patria>> da tutto il popolo Romano. La madre di S.Placido era Faustina nobildonna messinese, sorella di Elpide, quest'ultima famosa al tempo per aver composto alcuni Inni Sacri per la Chiesa e per essere moglie del famosissimo Filosofo Severino Boezio, anch'egli morto per la fede in Cristo. Come dire una famiglia ricca di virtù e santità. Tertullo e Faustina (oggi sul V.le Boccetta c'è una via che li ricorda), ebbero 4 figli, i nostri Santi Martiri, i dolci e soavi: Placido,Euticchio, Vittorino e Flavia. (Acta Prolixoria 4 - Matilde Oddo Bonafede -Sommario della storia di Messina). Il Piccolo Placido dopo la prima formazione cristiana quando compì 7 anni, fu presentato dal Padre Tertullo a S.Benedetto, fondatore dell'ordine dei benedettini e suo grande amico, per essere da lui erudito. Insieme a Placido fu affidato al Santo norcino un altro giovane, Mauro, figlio di Equizio, nobile romano. I due diventarono grandi amici e Mauro ebbe a considerare Placido un fratello essendogli quest'ultimo più piccolo. S.Gregorio chiamava S.Placido <<Puerulum (Fanciullino)>>. La sua innocenza angelica lo rendeva carissimo a tutti e specialmente al santo fondatore dell'ordine S.Benedetto. Il fanciullino, faceva notevoli progressi in santità ed eccellenza nell'esercizio delle virtù. Le sue doti erano l'umiltà we l'obbedienza, quando ne ebbe l'età anch'egli si diede all'arte di educare. Piaceva a tutti i monaci contemplare questo fanciullino per i corridoi del chiostro ed intrattenersi con lui in amabili coversazioni, pronto sempre alla mestizia 3e all'obbedienza verso tutti i confratelli e attento nel compiere tutti i sevizi anche i più umili che a lui venivano affidati. Ci tramanda il Papa Zaccaria:<<Placido, essendo ancora fanciullino, adorna la sua puerizia con ascetiche fatiche>>. La vita di San Placido ci viene raccontata ricca di episodi staordinari e fatti prodigiosi. Uno di questi è l'acqua dalla dura roccia, dietro preghiera rivolta a Dio, perchè i monaci non fossero costretti ad andare lontano per attingerla con gravi difficoltà data la particolare posizione del monastero di Subiaco. Il fatto più eccezionale compiuto dal giovanetto è racconatato sempre da S. Gregorio .....<<Un giorno, mentre lo stesso Venerabile Benedetto, stava nella cella, il predetto fanciullo Placido, monaco del Santo Ordine, usciì per attingere l'acqua dal lago, il quale (il Fanciullino) immergendo incautamente il vaso, che teneva nell'acqua, anche lui cadendo lo seguì; l'onda subito lo rapì e quasi lo trasse da terra per un trar di saetta. Ma l'uomo di Dio, posto nella Cella (San Benedetto), subito conobbe tutto ciò e presto chiamò Mauro, amico di Placido dicendo:...Fratello Mauro, corri perchè quel Fanciullino che era andato ad attingere l'acqua è caduto nel lago e già l'onda lo trae lontano... Chiesta ed ottenuta la benedizione Mauro corse in aiuto di Placido e stimando di andare per terra, sino al luogo in cui l'onda aveva rapito il fanciullo, lo trattenne per i capelli e anche con rapida corsa ritornò. Il quale appena toccò terra e, ritornato in sè, guardò dietro le sue spalle, conobbe di avere corso sopra le acque e non potendo presumere che ciò si fosse fatto, pieno di ammirazione ne ebbe timore>>. Fu dopo San Pietro il primo Santo dopo l'anno zero, che camminò sulle acque secondo questa trascrizione di San Gregorio. Il Mabillon afferma che il fatto deve essere accaduto verso l'anno 528, all'età di 14 anni, sei anni dopo l'ingresso di Placido al monastero. In quello stesso anno essendo più maturo e già un giovinetto si trasferì alla casa madre dei benedettini, Montecassino, monastero tutt'ora esistente. San Benedetto lasciando Subiaco, appunto, volle portare con sè il fanciullino, da un lato per completare la sua educazione alla santità e dall'altro presago della missione di fede che presto gli avrebbe affidato quella di aiutare un popolo, quello messinese. San Placido per volere dello Spirito Santo, fu mandato a Messina dove il padre aveva moltissime proprietà. In quella città ponte di congiunzione tra l'Occidente Cristiano e l'Oriente Bizantino, tra il Continente Europeo e quello Africano e Mussulmano. Quello era il luogo natio della sua mamma, la nobildonna di fatto e di cuore Faustina, la terra dei suoi avi, quello il luogo Santo già prediletto da Maria, la Dama Bianca, che Placido ebbe ad amare più di se stesso, quella la sede dove avrebbe edificato il primo virgulto, il primo monastero benedettino fuori dal ceppo cassinese. La sua predicazione fu tanto prolifica in terra di Messina e la sua dedizione e il suo attaccamento verso i cittadini messinesi fu tanto forte che la sua venerazione ed il suo culto in terra peloritana era fortissimo, sentito e praticato fino a poco dopo il 1908. Per questo attaccamento a messina portato fino al martirio egli ne fu proclamato copatrone insieme con la Madonna della Lettera fulgido esempio di splendore dell'anima e di dedizione verso il prossimo. Ma oggi il suo culto non è più di moda (Messina è vittima della "Moda") ormai tutti si sono dimenticati dell'antica missione di Placido, del Fanciullino e nessuno lo santifica più nella gloria di Dio.