Messina ieri, Messina oggi quante cose nel bene e purtroppo nel male sono cambiate. Ma queste continue metamorfosi in riva allo stretto… forse hanno colpito anche generazioni di studenti che hanno affollato le aule scolastiche dove fiocchi bianchi e grembiulini blu erano cornice di sorrisi e di vere virtù? Abbiamo dato voce alla Sig.ra Lentini Caterina, insegnante elementare in pensione, che ha cresciuto intere generazioni di studenti nella nostra Messina e nella provincia per capire…
Cosa voleva dire insegnare 20 – 30 anni fa.
Insegnare credo che sia una delle più belle professioni perché significa trasmettere il sapere. Significa fare apprendere, a chi ancora ne è privo, le tecniche della lettura e della scrittura e tutto ciò è fondamentale per l’intera formazione logica di un individuo. Il ruolo poi dell’insegnante elementare è essenziale perché costituisce l’imprit che segnerà non solo la vita scolastica del bambino, ma soprattutto quella sociale. I bambini sono come una spugna che assorbe tutto e offrono spontaneità, semplicità, genuinità.
Quali erano le prime cose che si insegnavano ad un bambino che entrava per la prima volta in un’aula scolastica.
Innanzi tutto l’insegnante doveva essere soprattutto psicologa, doveva capire i sentimenti nascosti di quel piccolo esserino, per consentirgli di essere il protagonista della vita di classe e poi interprete di una civiltà migliore. La maestra doveva inculcare agli alunni principi di moralità, di religiosità e di senso civico. Le famiglie un tempo collaboravano molto con l’operato dell’insegnante.
Adesso la scuola sta attuando dei mutamenti radicali, tutto questo può apportare benefici o danni ingenti.
A me piaceva il ruolo dell’insegnante elementare unica, poiché poteva seguire meglio lo sviluppo didattico e psichico del bambino e il piccino stesso spesso identificava la figura della maestra con quella della mamma. Quante volte i miei alunni mi hanno chiamato mamma, ed essi erano e saranno sempre i “miei bambini”. Si instaurava un rapporto affettivo-didattico-formativo che adesso sicuramente è diverso. I bambini trascorrevano con la maestra unica più ore per cui lei li comprendeva meglio e loro avendo questo solo punto di riferimento si affezionavano maggiormente all’insegnante. Oggi con il modulo si è spezzato questo attaccamento verso la maestra perché le insegnanti si avvicendano un’ora ciascuna. Con i cicli, tutto cambierà di nuovo. A me resta la convinzione che si sta abolendo dall’istituzione scolastica una fase di studi valida: quella delle classi elementari.
I ragazzi delle zone limitrofe alla città sono parte integrante di essa stessa. La città diventa per tutti il luogo dove studiare, lavorare, fare spesa, incontrarsi e darsi appuntamento, ma per poi ritornare alla quiete rassicurante delle case lontane dal centro immerso nello smog e nei rumori, ai rapporti amichevoli che esistono nei villaggi. Ma lo stile e la qualità della vita è cambiata ovunque, si è uniformata, è simile tra città e centri limitrofi. I Mass Media hanno appiattito le culture.
Quale consiglio darebbe ad un suo collega al primo insegnamento in una scuola della nostra città.
Dovrebbe inculcare vera “Cultura” che significa soprattutto trasmissione di valori quali correttezza, senso civico, onestà, sincerità, lealtà, dirittura morale.
Pubblicato sul settimanale "Club" in data 29.03.2002
Massimo Mastronardo