MOSTRA DEL DIPINTO ANTONELLIANO
PALAZZO CORVAJA IN TAORMINA(ME): "L'Annunciata"
Un evento indimenticabile, ero lì davanti a lei: l'Annunciata, finalmente a Messina o quasi. E ad un certo punto mentre estasiato guardavo... una intuizione! Quel dipinto di altissima intensità, quello che riproduce la Madonna, mi da i brividi. Osservo con maggiore intensità quella donna che chiude con pudore con le tre dita della mano sinistra il velo azzurro come il mare e che sporge la destra, in una particolare sintesi prospettica che sembra fendere lo spazio ed oltrepassare la tela. Quella donna a cui un angelo non presente nella scena, della quale è solo lei l'indiscussa protagonista, annuncia che diventerà madre del Salvatore.
Quella donna che per questo abbassa lo sguardo verso sinistra, umile ed altera, e sembra assentire a ciò che le è stato appena annunciato. Quella mano rivolta sempre a sinistra, lì dove cade lo sguardo, sembrerebbe da un lato essere una mano benedicente verso l'angelo, presenza nascosta che intuiamo ma che non appare, dall'altro sembra che sia protesa nell'enunciazione della frase: - ...Come è possibile che ciò avvenga se non conosco uomo!...
Ebbene in quel momento ho sicuramente capito che Antonello non voleva rappresentare sulla tavolozza attraverso l'oggetto dell'Annunciazione, non una Madonna qualunque, ma qualcuno in particolare che lui stimava e che ammirava tanto da scegliere il suo volto per pingere quello di Maria,
Ed allor mi sono chiesto: - Poteva giammai esserci una donna così pura in quel 1400 lontano capace di adattarsi al volto santo della Piena di Grazia, della Vergine stessa?
Questa donna esisteva e rispondeva al nome di Madre Eustochia al secolo Smeralda Calafato, santa fin da fanciulla, ammiratrice del francescanesimo e innamorata del Cristo, devota a Gesù Crocifisso che fece della povertà la sua regola di vita secondo i dettami dell’ordine francescano, e delle Clarisse. Quel francescanesimo che andava contro la corruzione ecclesiastica, quel francescanesimo al quale Antonello era particolarmente legato tanto da chiedere nelle disposizioni testamentarie di essere seppellito proprio con l'abito dei frati minori osservanti.
Il testamento rinvenuto il 7 Marzo 1903 da Gaetano La Corte-Cailler segretario del Museo Civico di Messina, pubblicato nella memoria: "Antonello Da Messina – Studi e Ricerche con documenti inediti" (Messina tipi D’Amico 1903) e già esistente agli atti notarili di Antonio Mangianti nell’Archivio Provinciale di Stato, sezione dei notai defunti, in Messina al numero di archivio 17130, aperto l’11 marzo 1479 un mese dopo la morte dell'artista avvenuta sicuramente dopo il 14 febbraio giorno della dettatura. alla fine così riporta:
<<quod cadaver meum seppeliatur in conventu sancte Marie de Jesu cum habitu dicti conventus>>
Se Dante con le terzine della Divina Commedia mise all'indice la corruzione della gerarchia ecclesiatica, altrettanto e con molta forza fece Antonello nei suoi quadri attraverso segni allegorici. Questo particolare aspetto è stato colto dallo studioso Marcello Espro nello studio del quadro "San Girolano nello studio" che disvela assemblando le tessere di un minuzioso puzzle tutti i segreti che si celano in quel dipinto e che riconducono a Papa Sisto IV ( http://www.giovannadarco.org/marcelloespro.htm ). E questi segni allegorici dobbiamo disvelare per comprendere chi è l'Annunciata e il perchè di questo dipinto. Per questa operazione, per capire credo che bisogna usare anche il cuore e non sempre la solita e fredda ragione. Vi sono tanti segnali, tanti indizi nei quadri di Antonello che cerca sempre attraverso la sua opera di farci pervenire dei messaggi. Egli era vicino spiritualmente e molto legato ai Francescani minori osservanti del Terz'ordine e mal sopportava il degradato del clero messinese. Antonello conobbe Smeralda Cofino o Calafato che frequentava da bambina insieme alla madre (saggia donna che la istruiva alle cose del nostro Creatore, Signore e Gesù Cristo) la Chiesa di Santa Maria del Gesù Superiore fondata nel 1418 dal Beato Matteo Da Girgenti. Smeralda era coetanea di Antonello. La Chiesa era sita nell'alveo nord del torrente S. Leone o S. Francesco di Paola, oggi chiamato Giostra, ricco torrente che carico d'acqua che scendeva dai Colli Sarrizzo. Questa era la stessa dimora francescana cara al pittore tanto che volle che le sue spoglie mortali trovassero lì riposo... nel lontano febbraio 1479 con indosso l'abito talare. Dunque entrambi frequentavano la stessa chiesa e nutrivano ideali comuni di purezza e di ritorno alla vera essenza del Cristianesimo contro le dottrine scellerate dei Francescani Conventuali. Apprezzavano le rigide regole dei minori osservanti del terz'ordine. Suor Eustochia viveva la sua vocazione dedicandosi alla preghiera, alla meditazione assidua della Passione di Cristo, alla mortificazione, al servizio delle inferme. Alla fine del 1449 Smeralda potè appagare il suo ardente desiderio di vivere completamente al servizio di Dio entrando nel monastero delle Clarisse di S. Maria di Basicò in Messina dove le fu imposto il nome di Suor Eustochia: aveva circa 15 anni e mezzo. Proprio in quegli anni la badessa del tempo, suor Flos Milloso, si era allontanata dalla rigorosa regola delle clarisse francescane e pur non trascurando le necessità spirituali delle suore, era troppo coinvolta negli affari terreni e temporali. Inoltre il convento di S. Maria di Basicò, che era uno dei più importanti della Sicilia di allora, era asilo delle nobili fanciulle messinesi e siciliane e perciò oggetto dei privilegi dei re. Per tutto ciò Smeralda non poteva trovare il suo ideale di rinunzia e adesione alle severe regole di Santa Chiara, poiché l’austera vita monacale era mitigata da dispense che dispiacevano al suo spirito. Tutto ciò aveva creato un certo disagio e profondo disappunto nelle suore più ferventi e lige alla regola, e tra esse primeggiava suor Eustochia e poiché fallirono gli sforzi e i tentativi di riportare nel convento la più severa disciplina, la nostra Santa, insieme ad altre consorelle, decise di cercare altrove quanto mancava a Basicò. Maturò in lei il proposito di fondare un nuovo monastero secondo il genuino spirito della povertà francescana
Così grazie alla sua grande personalità e al suo carisma, senza esitazione ne creò uno nuovo che prese il nome di MONASTERO DI MONTEVERGINE... che dipendeva ed era sotto la protezione proprio dei Francescani minori osservanti, cioè dei monaci appartenenti alla Chiesa di Santa Maria del Gesù Superiore fondata come detto prima da Matteo Da Girgenti e dove Antonello trovò sepoltura.
Ma facciamo una piccola digressione e conosciamo la vita di Santa Eustochia detta l'Innamorata di Gesù.
( http://www.granmirci.it/eustochia.htm )
Smeralda nacque... in una grotta, poichè la madre non poteva partorire nel suo letto, a Messina, giorno 25 Marzo 1434, nel giorno dell'Annunciazione dell'Angelo a Maria, sì proprio quello dell'Annunciazione... ecco che la Vergine Maria, l'Annunciata, iscrive una data così importante sin dalla nascita nella biografia della sua piccola Eustochia.
Quindi chi meglio della giovane Smeralda poteva rappresentare la fanciulla alla quale un Angelo Annuncia che diverrà madre del Messia? Ella era nata umilmente in una grotta proprio come il Cristo ... il giorno dell'Annunciazione in quel luogo della nostra città oggi chiamato Annunziata... a ricordo di quell'evento importante.
Smeralda fu clarissa e come tale vestì l'abito francescano. appartenente a quello dell' ordine ad Antonello tanto caro: quello del terz'odine dei francescani minori osservanti. Amato perchè retto e mai incline al vizio rispetto a quello di alcuni esponenti del clero di allora. Suor Eustochia quelle regole (le stesse che diede S. Chiara alle sue sorelle) oltre che nel suo cuore, le portava gelosamente raccolte in un libricino autentico del 1200 e quel libricino, ancora custodito dalle monache del Convento di Montevergine e fortunosamente anzi direi miracolosamente salvatosi dal terremoto e dalle guerre fu ritrovato anche questa volta per puro caso da un operaio durante i lavori di restauro del Monastero, non è altri che il libro delle regole di S. Chiara che il pittore ha voluto rappresentare fedelmente nel quadro dell'Annunciata per dimostrare, qualora ci fosse qualche ottuso e convinto sostenitore del contrario, che la figura del dipinto non è altri che Eustochia Calafato... Si racconta che il libro delle regole di Santa Chiara fu rinvenuto in modo veramente miracoloso. Il Signore volle accontentare in modo veramente meraviglioso la sua obbediente Smeralda, infatti un mattino di novembre del 1460, dopo una lunga notte di pioggia un gentiluomo messinese in compagnia del figlio Francesco camminava costeggiando la sponda di uno dei torrenti quando vide sul margine di esso un minuscolo libricino con la copertina di pergamena. Incuriosito il giovine lo raccolse consegnandolo al padre che esaminandolo attentamente ne rimase meravigliato visto che ai suoi occhi si presentava asciutto e per nulla umido o infradicito, neanche sulla copertina di vecchia pergamena che si mostrava solo lacerata in un lato, esattamente il destro, proprio come nel dipinto. Infatti se si fa dovuta attenzione e si guarda bene il particolare, si nota che in alto a destra è lacerato.... Tale libercolo rinvenuto era un vecchissimo manoscritto del XIII sec. contenente appunto la Regola di S. Chiara, e i due padre e figlio.... pensando che avrebbero fatto cosa gradita a Santa Eustochia provvidero immediatamente a farglielo recapitare. La cosa riempì di gioia la clarissa che da quel momento lo tenne sempre con sè, scomparso al momento della sua morte fu ritrovato come detto dopo qualche anno appunto durante i lavori di ristrutturazione del convento.
Dunque questa notizia al tempo era cosa risaputa da tutti nella città di Messina, tutti erano al corrente di questo miracolo e sicuramente il pittore lo ha voluto rappresentare insieme alla giovane nel dipinto, da un lato per convalidare il fatto che proprio Smeralda fosse stata scelta per rappresentare la Vergine Maria, dall'altro perchè anche per lui quelle regole erano il vero esempio da seguire, quelle regole che riportavano parole sante e totalmente difformi da quelle utilizzate dai conventuali che al contrario vivevano nell'ozio, nel lusso e perseguivano ideali non sempre cristiani. Ma dicevamo, l'inatteso dono del libricino della Regola, specie dopo averne ascoltato i particolari del rinvenimento venne accolto dalla Santa Suora come se fosse venuto dal Cielo. Non era mai sazia di stringerselo al petto, vicino al cuore, o di metterlo nel suo leggio, o che so di rimirarlo amorosamente o voltarne le pagine col tocco più delicato di una carezza....pareva proprio che una goccia di felicità fosse venuta a caderle sul cuore, fugando le amarezze, le ansie e le preoccupazioni.... Ad avvalorare la tesi che il libro sia proprio quello delle regole di Santa Chiara e non il Vangelo è quella P maiuscola che si vede sia nella copia originale che nel dipinto di Antonello e che l'artista tiene ad evidenziare alzando il foglio e mettendo in evidenza proprio quel particolare.
Ancora un particolare di non poco conto l'abito che si intravede sotto il velo è l'abito francescano di colore marrone. Inequivocabilmente traspare sia nella parte della scollatura che nella parte inferiore della manica di quella mano che fende l'aria.
Altro fatto che suffraga la tesi di Smeralda-Annunciata sta nel fatto della conoscenza diretta tra il pittore e la Clarissa poichè abitavano vicini nella contrada dei Sicofanti. La casa di Antonello si trovava accanto al Convento di Montevergine dove lei viveva con le altre clarisse.
In questa giovane volitiva e determinata, ma al contempo ascetica e pura che sprigionava santità anche nello sguardo, Antonello rinvenne una spiritualità celeste, che andava immortalata dalla sua arte. Chi meglio di Smeralda Eustochia poteva rappresentare la perfezione di Maria, quel senso di sottomissione e temperanza, di bontà e virtù, che sprigionava il suo essere attraverso quello sguardo. Quella fanciulla che senza incertezze aveva scelto di vivere quella vita fatta di preghiere, sacrifici, mortificazioni della carne e dedizione verso i sofferenti era la Maria ideale. Lei pura. Lei che aveva deciso di donare tutta la sua esistenza a Dio. Lei che si era offerta a Cristo volontariamente consacrando tutta sè stessa, nonostante per la sua bellezza avesse dei corteggiatori. Ma Smeralda era salda nei suoi valori, ferma nelle sue scelte e nell'essere "solamente la sposa di Cristo". Già durante la sua vita terrena compiva prodigi dando chiari segnali di santità.
Le affinità tra Antonello e Santa Eustochia non finiscono qui: alla clarissa infatti è attribuito un Libro della Passione, pubblicato a Messina in quei decenni, in cui sono contenute due raccomandazioni che Antonello sembra aver raccolto alla lettera.
La prima riguarda la rappresentazione di Gerusalemme che deve esser fatta imitando luoghi noti in modo da rendere credibile all’occhio del fedele il fatto rappresentato: discende da qui la scelta di Antonello di riprodurre la sua Messina sullo sfondo di tante scene sacre? Vedi le crocifissioni, i quadri di San Girolamo sia nello studio che nel deserto, di San Sebastiano, di Abramo servito dagli angeli, dell'Annunciazione con l'Angelo, di San Girolamo nell'Eremo, delle Pietà e della Trasfigurazione.
La seconda invece è un riferimento a un passo, molto trascurato dalla tradizione iconografica, del Vangelo di Giovanni. «Data la sententia viene menato il nostro Salvatore Jesu, legato con le corde al collo», scrive il Libro della Passione. Il particolare delle corde è ricordato solo nel Vangelo dell’apostolo prediletto e diventa un leitmotiv di uno dei soggetti più celebri e più richiesti di Antonello: l’Ecce Homo. In quasi tutte le versioni (cioè in quelle conservate a New York, a Piacenza e a Parigi) l’artista rappresenta il volto del Signore con la corda legata al collo, come emblema della Passione (infatti il nodo rievoca la flagellazione). Una corda che legherebbe ancor di più il destino di Antonello con quello di santa Eustochia.
Smeralda è l'Annunciata
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