Marco 12,29-31
“Il signore Dio nostro è l’unico Signore; amerai dunque il Signore Dio tuo con tutto il tuo cuore, con tutta la tua mente e con tutta la tua forza.
Amerai il prossimo tuo come te stesso.
Non c’è altro comandamento più importante di questi.”
Queste parole sono state il faro dell’esistenza di Annibale Maria di Francia, strumento docile della volontà di Dio, nel suo cuore un solo desiderio, quello di servire ed essere utile al suo prossimo che individuava nei poveri, nei bisognosi, negli umili, nei fanciulli, negli orfani, negli abbandonati, negli emarginati.
A casa du Patri 'i Francia cu' arriva si setta e mancia.
PREFAZIONE
Prima di iniziare la lettura della vita e delle opere di questo umile e grande uomo due sono gli aneddoti che vi voglio raccontare per capire il temperamento del nostro "Patri 'i Francia".
- Il giovane marchesino Annibale di Francia si trovava davanti alla Cattedrale mentre si teneva un comizio anticlericale, dove un ignaro quanto improvvido oratore stava tenendo una arringa contro il Papa Pio IX Annibale si fa largo tra la folla, gli si avvicina e senza pensarci sù gli appioppa un paio di ceffoni che scatenano l'applauso degli astanti.
- Padre Annibale era sul treno in viaggio verso Roma con fratello Carmelo. Ad un certo punto del viaggio si informa su quanto denaro gli avesse dato l'economo e alla risposta che avevano solo 100 lire il Buon Padre chiede che gli vengano date perchè nello scompartimento adiacente aveva visto un prete ben più povero di loro. Fratello Carmelo cerca di dissuaderlo poichè quei soldi dovevano servire anche per il viaggio del ritorno eventualmente ne potevano dare in elemosina la metà. Ma Padre Annibale è irremovibile nella sua decisione. Avute a malincuore le 100 lire le mette in una busta e li consegna con un bel sorriso al confratello. Un passeggero durante l'assenza del Padre si informa con fratel Carmelo chi fosse quel prete. Saputo chi fosse si dichiara contento di avere incontrato di persona quell'uomo la cui fama oltrepassava lo Stretto. Consegna a fratel Carmelo una busta con l'incarico di consegnarla al Padre Santo quando fosse ritornato e si allontana. Aperta la busta Padre Annibale vi trova 1000 lire, al che dice a fratel Carmelo:- Che ti dicevo, ragazzo di poca Fede! Abbiamo ricevuto dieci volte tanto. Se ti avessi dato ascolto per le 50 lire, la Provvidenza ce ne avrebbe reso solo 500!
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Ed adesso la sua semplice e grande storia....
Annibale Maria nacque a Messina il 5 luglio del 1851. Il padre era il cavaliere Francesco marchese di Santa Caterina e vice Console Pontificio, la madre era la nobildonna Anna Toscano, figlia del Commissario Guglielmo e di Donna Matilde dei Marchesi di Montanaro.
Il cavaliere Francesco aveva un fratello Raffaele, e una sorella Luisa. Il primo era monaco cistercense e professore di Lettere e Filosofia nel collegio dei Gentiluomini annesso al collegio di S. Nicolò in Messina. La sorella andò sposa al patriota e storico messinese Giuseppe La Farina, tra l’altro uomo di fiducia di Cavour in Sicilia.
Donna Anna Toscano aveva anch’essa un fratello, Don Giuseppe Toscano, sacerdote, giornalista e polemista di valore, difensore del papato dalle pagine del giornale La Parola Cattolica edito a Messina del quale è anche direttore.
Siamo nella prima metà dell’800 romantico in cui la cultura comincia ad uscire dal chiuso dei salotti e si divulga grazie ai primi giornali. Da lì a poco l’Italia politica e geografica avrebbe subito dei grandi mutamenti con i moti rivoluzionari prima, quindi con lo sbarco di Garibaldi e dei Mille in Sicilia ed infine con l’Unità d’Italia.
Anche a Messina si sente il fervore di nuove idee e anche Francesco di Francia, insieme ad alcuni amici, fonda nel 1842 un giornale, l’Aristocle, che godrà di buona fama pubblicando dissertazioni letterarie e poesie di giovani talenti.
Il cavaliere Francesco e Donna Anna ebbero quattro figli ed Annibale fu il terzogenito. A tutti nel giorno del battesimo venne fatto precedere al nome designato quello di Maria.
Il primogenito fu Maria Giovanni che seguì le orme letterarie del padre e morì celibe ancora giovane.
La secondogenita fu Maria Caterina, donna di grande carità che andò sposa ad Antonio Montalto. Anche lei premorirà ai fratelli minori.
Il terzogenito fu appunto Maria Annibale e il padre stesso appunterà nel proprio diario l’avvenimento scrivendo:- Il dì 15 luglio 1851 (A sinistra la culla dove nacque Padre Annibale Maria Di Francia), a un’ora e mezza di sera, nascita di mio figlio Annibale, così chiamato per memoria del Marchese Bonzi di Bologna, battezzato la sera del 7 avendo fatto da parroco il Canonico Don Giuseppe Marchese, a un’ora e un quarto di notte.
Il quarto nato fu Maria Francesco che sceglierà anche lui la via del sacerdozio e del servizio ai poveri come Annibale.
La famiglia Di Francia va ad abitare nel rione Portalegni e la chiesa frequentata dalla famiglia è quella di S. Maria della Provvidenza, proprio di fronte al torrente Portalegni. La chiesa fu distrutta dal terremoto del 1908 e da quelle macerie Annibale Maria recupererà il quadro della Madonna della Provvidenza dipinto da Rodriguez, che porterà nell’orfanotrofio dello Spirito Santo dove ancora oggi si trova. Quando il piccolo Annibale aveva due anni muore improvvisamente il padre, la madre aveva solo 23 anni e costretta a dedicarsi agli affari di famiglia affida i figli a dei parenti. Annibale viene affidato ad una anziana zia che viveva sola, un po’ isterica e strana. E’ questo il periodo più difficile della sua vita affollato di incubi notturni e oppresso dalla solitudine. L’epidemia di colera scoppiata a Messina nel 1854 colpisce questa solitaria zia che muore, il piccolo ritorna dalla madre che in quella occasione gli regalerà due cavallucci di legno che saranno i suoi balocchi e i suoi ricordi più cari.
A sette anni un nuovo distacco dalla famiglia, il piccolo Maria Annibale viene iscritto al Collegio dei Gentiluomini retto dai monaci cistercensi del convento messinese di S. Nicolò. Lì il giovane avrebbe ricevuto quella educazione che richiedeva il suo rango insieme ai figli delle altre famiglie nobili messinesi. In più in quel collegio insegnava uno zio paterno, padre Raffaele Di Francia. Sotto la guida del suo direttore spirituale, Padre Foti, quegli anni non saranno solo di educazione umanistica e scientifica, ma soprattutto umana e religiosa.
Intanto si arriva al 24 luglio del 1860 giorno in cui Garibaldi, percorsa la Sicilia, entra vincitore a Messina e mentre il popolo lo osanna i nobili spaventati fuggono ritirando i figli dal collegio e cercano riparo in luoghi più sicuri.
Anche la famiglia di Annibale ripara a Napoli e lì lo zio Giuseppe La Farina insiste perché prosegua i suoi studi nel collegio militare della Nunziatella, ma ottiene solo una ferma opposizione del giovanissimo Annibale. La sorella Caterina viene convinta a studiare nel collegio dei Miracoli diretto dalla Principessa Margherita di Savoia.
Unificata l’Italia e spentosi il vento rivoluzionario i Di Francia rientrano a Messina e Annibale torna a studiare dai cistercensi. Qui per latri 6 anni studierà e approfondirà di più la fede cristiana. All’età di 15 anni lascia il collegio perché lo Stato Italiano decreta la soppressione degli ordini religiosi e l’incameramento dei loro beni con la legge del 7 luglio 1866.
Da quel momento il suo precettore privato fu Felice Biscazza, docente di Belle Lettere presso l’Università di Messina. Quel raffinato maestro avvicina il marchesino alla poesia e all’oratoria. In quegli anni vive la vita come si addiceva ad un giovane di nobile casato: gli piaceva vestire elegantemente, non disdegnava la caccia, eccelleva negli scacchi, frequentava e si divertiva con gli altri giovani di buona famiglia par suoi e viveva anch’egli qualche fugace ed ingenua storia d’amore. Ma le distrazioni mondane non lo allontanarono mai da quel richiamo inconscio ed irrefrenabile verso Cristo.
Non si pensi che Annibale avesse un carattere dolce e privo di difetti, anzi spesso era impetuoso e collerico. Varie gli episodi che lo ritraggono in questo atteggiamento, uno tra tutti quando facendosi largo tra la folla di Piazza Duomo raggiunse un oratore e lo schiaffeggiò poiché parlava contro il Papa Pio IX.
Si avvicina intanto ai 18 anni e si avvicina anche la chiamata che come dirà lui stesso sarà improvvisa – irresistibile – sicurissima. Ma il seminario a Messina in quegli anni non c’era, ma Annibale studia privatamente filosofia prima e teologia dopo senza arrendersi. Passarono nove anni prima che potesse ricevere l’ordinazione sacerdotale.
Durante questo percorso vari furono gli ostacoli incontrati, il primo da parte della madre che non credeva in quella vocazione a causa del carattere impulsivo e poetico del figlio e poi aveva progetti di una brillante carriera che risollevasse le finanze della famiglia. Ma questo atteggiamento ostile della madre lo porta invece ad andare direttamente, insieme al fratello Francesco che al pari suo voleva vestire l’abito talare, ad andare direttamente dall’arcivescovo Natoli e chiedere ed ottenere il consenso a vestire l’abito talare.
La cerimonia della vestizione avvenne nella Chiesa dell’Immacolata l’ 8 dicembre 1869 lo stesso giorno in cui a Roma si apriva il Concilio Ecumenico Vaticano I. A quel punto la madre non ostacolò più la volontà di Annibale e di Francesco. Non aveva ancora preso i voti definitivi che la sua fama di oratore aveva già varcato lo Stretto fu chiamato in vari posti d’Italia a predicare nelle novene fra cui anche a Città di Castello.
Nella città di Messina predicò in varie chiese e trascorse lunghe ore di meditazione nelle chiese di Portosalvo, S. Lorenzo, S. Michele al Tirone.
I grande conforto ed ispirazione gli sarà l’incontro prima e la corrispondenza epistolare con Suor Maria Luisa di Gesù, monaca in odore di santità che egli incontrò a Napoli nel 1922 nel Monastero di Stella Mattutina. Suor Maria gli scriverà :- Voi sarete sacerdote e farete molto bene alla Chiesa.
Tra il 1872 e il 1873 Maria Annibale riceve da Mons. Natoli gli Ordini Minori e dal successore Mons. Guarino il suddiaconato nel Monastero di S. Teresa nel 1876 e il diaconato nel maggio del 1877 nella Chiesa di Montevergine.
Il 16 marzo 1878, sabato di quaresima, venne ordinato sacerdote nella Chiesa dello Spirito Santo, retto da una piccola comunità di monache cistercensi, aveva 27 anni.
La vocazione e la vita sacerdotale di Padre Annibale sarà segnata da un incontro avvenuto qualche mese prima della sua ordinazione definitiva. Spesso durante la sua vita era capitato che si prodigasse con carità cristiana verso i poveri ed i bisognosi, eppure quando incontrò il cieco Zancone, gli capitò di fare un gesto mai fatto prima: si fermò e gli parlò, piuttosto che dare solo qualche spicciolo e proseguire. Gli chiese dove vivesse e quell’uomo gli rispose che abitava alle case Mignuni oltre lo Zaera, luogo che Annibale sconosceva e subito si offre di andare a trovarlo per insegnarli e fargli conoscere le cose di Dio.
Attraversando il ponte Zaera Padre Annibale si addentra in una realtà diversa dalla sua fatta di miseria materiale e spirituale, s’addentra nei bassifondi di Messina, in cerca delle case dei marchesi Avignone, da qui il nome storpiato di Mignuni, ma trova solo un quartiere malfamato con file di baracche appiccicate l’una all’altra, fatto di sporcizia, desolazione e disperazione. Non sa, la prima volta che si addentra lì neppure il nome di chi sta cercando poiché si era dimenticato di chiederglielo. Tutti lo guardano circospetti e con stupore è il primo “straniero” che entra quel luogo “off limits”, evitato dalla gente perbene. Chiedendo il nome del povero cieco che lì aveva condotto i suoi passi venne fuori e ben presto Padre Annibale fu condotto al suo tugurio. Dapprima il Padre non si accorge che Francesco non era affatto cieco e gli comincia a parlare come promesso delle cose di Dio. Dal canto suo Zancone si stupisce che quel nobile pretino sia andato a trovarlo. Nacque da quel momento fra i due una amicizia sincera e duratura che durerà fino al 1908 anno in cui lo Zancone morì sotto le macerie del terremoto. Dopo quella prima volta Padre Annibale tornerà spesso in quel quartiere dove c’erano i poveri più poveri che rappresentavano per lui Cristo. La mente e il cuore di quel giovane prete sono ormai indissolubilmente di quella gente dove in ognuno di loro vede riflesso il volto di Cristo.
Il primo ad avere fiducia in quella avventura è Mons. Guarino che anzi lo incoraggia e gli da la sua benedizione.
Padre Annibale porta a quei derelitti aiuti materiali e spirituali, catechismo e richieste di conversione. Arrivano a questo punto le prime “benevoli” minacce di chi speculava sui guai e sui vizi di quella gente malfamata, insieme ai rimbrotti moralisti dei soliti benpensanti farisei.
Ma la frequentazione con quegli emarginati non era un capriccio, Padre Annibale sa che lì per lui si devono realizzare i misteriosi imperscrutabili piani divini di cui egli è strumento.
Le minacce non lo spaventano, le critiche lo stimolano a fare di più e meglio. Capisce che per arrivare al cuore all’anima di quei poveretti deve prima soccorrerli materialmente, si rimbocca le maniche e si mette a ripulire, vestire, sfamare, compra loro vesti, letti, cibo e da del denaro il suo. Comincia a comprare quei tuguri a prezzi esorbitanti sempre con i suoi soldi. Finchè non ha più un centesimo di suo, ma il suo cuore grande e la sua generosità fa sì che la Provvidenza sia sempre al suo fianco. Sa che evangelizzare i poveri senza soccorrerli è un lavoro incompleto. Ed in quel quartiere cominciano a chiamarlo “Padre”. Un giorno incontra un ragazzo messo al bando ed emarginato da quegli stessi emarginati di quel quartiere, zimbello di tutti a causa del suo ritardo psichico, ma il Buon Padre lo porta nella sua casa, lo pulisce, lo riveste lo sfama. Poi lo mette a dormire baciandolo paternamente sulla fronte e in quell’attimo, con quel gesto , ha una visione, ebbe, come dirà egli stesso, “la sensazione di avere baciato Gesù”.
I bambini sono in cima ai suoi pensieri, vuole affrancarli da quella condizione di miseria materiale e morale e per loro appronta una scuola serale per i maschietti e un asilo per le bambine.
Nascono anche i primi “Rifugi” per raccogliere ragazze orfane e abbandonate, seguiti poi da quelli per i maschietti.
Il Vescovo gli affianca un altro giovane sacerdote, don Giuseppe Ciccolo, per aiutarlo poichè da solo Annibale non ce la faceva più. E don Giuseppe richiama l’attenzione della Messina Bene sulle miserevoli condizioni del quartiere Avignone per invitare i cittadini indifferenti alla collaborazione. Intanto in Padre Annibale si fa avanti la convinzione che egli stesso deve formare delle suore che lo collaborino nell’opera di educazione con i giovani e il 18 marzo 1887 impone l’abito talare a quattro giovanette che già lo collaboravano nei lavori dell’orfanotrofio e che più gli sembravano adatte alla vita religiosa.
Nascono le “Figlie del Divino Zelo”. A queste prime si associano altre postulanti fra cui Carmela D’Amore e Maria Mjone, che diverranno le pietre miliari per il neonato ordine e alle quali Padre Annibale offre da un lato povertà, miseria e necessità, ma dall’altro gioia, letizia e appagamento spirituale.
Gli inizi sono stentati e difficili per il neo ordine che deve superare grandi difficoltà, ma nel 1895, si affianca all’operato di Padre Annibale e delle Figlie del divino Zelo il primo sacerdote Rogazionista, Francesco Bonarrigo.
Altro evento importante nella vita del Padre è l’eredità di un orfanotrofio femminile avuto dopo la morte di padre Sollima, camilliano, nel 1889 tramite il fratello di questi Lorenzo che non poteva badare alle 30 orfanelle che vi erano in quella piccola comunità.
Pur contando solo sui mezzi offerti dalla Divina Provvidenza, di suo Il Buon Padre non ha più nulla, affittà Palazzo Brunaccini sul corso Cavour, famoso per essere stata dimora di Goethe durante il suo soggiorno a Messina.
Dunque alle Case Mignuni sono ospitati gli orfani maschi, a palazzo Brunaccini le orfanelle.
Dopo i tre anni pattuiti per l’affitto il nuovo padrone di palazzo Brunaccini non vuole più rinnovare il contratto. Il Padre a questo punto chiede al Comune gli vengano assegnati i locali del monastero dello Spirito Santo, che sa disabitato e diroccato dopo la partenza delle monache di clausura benedettine.
Il 7 giugno 1895 orfane e suore raggiungono il convento dello Spirito Santo dove ancora oggi trovano dimora. Proprio in quella chiesa Padre Annibale 17 anni prima aveva ricevuto in quella chiesa l’ordinazione sacerdotale.
Dopo questa casa nel 1902 con madre Majone apre a Taormina un altro orfanotrofio e nel 1903 ancora un altro a Giardini.
La vita di Padre Annibale era rivolta a reperire il necessario per i suoi orfanelli e per i poveri, ma la generosità della gente messinese è sempre tanta nei confronti di quella comunità di bisognosi.
Gesù diceva.- Bussate e vi sarà aperto, Chiedete e vi sarà dato… Questo faceva Padre Annibale e guidato da Maria, la mamma celeste, che egli proclama “Superiora Assoluta, Effettiva, Immediata, Guida e Maestra dei Rogazionisti delle Figlie del Divino Zelo”, ottiene il necessario per i suoi orfani e per i poveri.
L’altro suo amico è san Giuseppe, è sempre il 19 marzo che veste nuovi sacerdoti, è la statua di San Giuseppe che colloca nella prima cappella di Avignone.
A S. Antonio si avvicina invece nel 1887 quando il colera colpisce Messine da subito verifica che il Santo di Padova non lesina grazie, miracoli e aiuti abbondanti a Padre Annibale che pensa allora di mettere sotto la protezione di Sant’Antonio i suoi orfanotrofi che vengono così chiamati “Antoniani”.
Ma il chiodo fisso di Padre Annibale è il Rogate, dalla prima parola latina del versetto evangelico: “Pregate il padrone della messe…”, questo è il suo chiodo fisso, l’idea ispiratrice delle sue opere. Oltre i voti di povertà, castità e obbedienza i padri rogazionisti hanno un quarto voto, la preghiera. Tra i Papi sia Leone XIII incoraggia Padre Annibale a proseguire fino alla completa realizzazione dell’opera da lui intrapresa e Pio X impartendogli la sua benedizione lo ritiene il suo primo rogazionista. Pio XI approvando la Pia Unione la definisce “L’opera delle Opere”.
Altro evento terribile, nella vita di Padre Annibale, fu il momento contrassegnato da terremoto che colpì Messina il 28 dicembre del 1908. In quel frangente di dolore e lutti per la città amata egli era lontano si trovava a Roma e apprese la notizia dai giornali. Il pensiero era per la città e i soui abitanti, per i sacerdoti e per le suore, per gli orfanelli e le orfanelle. Tornò subito verso casa con mezzi di fortuna, quante lacrime, quanti pensieri tristi. Il 31 dicembre il piroscafo dove era imbarcato per raggiungere la città giunge finalemente in porto e Messina si offre ai suoi occhi in tutto il suo desolante spettacolo di morte e desolazione. Ma la nave non può attraccare così i passeggeri, fra i quali Padre Annibale, vengono dirottati su Catania. Inalmente la sera del 5 gennaio del 1909 il Padre Santo riesce a raggiungere Messina e i suoi orfani tutti miracolosamente illesi. Essendo Messina una città fantasma il Padre è costretto a trasferire gli orfani in Puglia per concessione del Vescovo di Oria (Brindisi) che mette a disposizione due case. L’esilio in Puglia dura solo un anno, ma questo basta a far conoscere anche lì lo spirito caritatevole del Padre e così ritornando a Messina ad Avignone e allo Spirito Santo, lascia in Puglia cinque nuove case rogazioniste.
Tornato a Messina il Vicario Foraneo di San Pier Niceto offre a Padre Annibale tutto ciò che ha per ricominciare nella sua opera.
Altre case vengono aperte in concomitanza del primo conflitto bellico, una a Padova, nella città del santo dei Miracoli al quale tanto deve il devoto Annibale, l’altra per i figli dei caduti ad Altamura vicino Bari.
Una data fondamentale per il Santo Messinese è quella del 14 gennaio 1909 in cui nasce l’amicizia con un giovane prete venuto dal Nord e sbarcato a Messina per aiutare la popolazione decimata dal terremoto, il suo nome è don Orione.
Se nel 1895 viene ordinato il primo sacerdote rogazionista, il 14 giugno 1924 è il giorno dell’ordinazione sacerdotale dei primi due sacerdoti rogazionisti cresciuti nell’istituto: Serafino Santoro e Diodoro Tusino, ad immettere al sacro ordine del presbiterato i due diacono è Mons. Angelo Pajno, nuovo arcivescovo di Messina, succeduto a Mons D’Arrigo.
Nel 1924 nel quartiere Appio a Roma Padre Annibale apre la prima casa nel cuore della cristianità. Il 4 aprile 1926, giorno di Pasqua, viene inaugurato a Messina il Tempio della Rogazione che riporta in alto sulla facciata la scritta a caratteri d’oro: “Pregate dunque il Signore della messe perché mandi operai nella sua messe”. Il 6 agosto 1926, dopo il nulla Osta della santa Sede l’Arcivescovo firma i decreti di erezione canonica delle due congregazioni di Padre Annibale. L’avvenire delle opere di Padre Annibale è assicurato. La vita terrena di Padre Annibale volge alla fine, il 20 febbraio 1927 celebra l’ultima Messa. Il 15 marzo 1927 riceve l’unzione degli infermi, muore il 1 giugno 1927 nella sua casetta di Fiumara Guardia. Dove tutt'ora sorge il Santuario della Madonna di Guardia che Padre Annibale rimise in sesto. Il luogo è visitabile ed è proprio lì che spirò Padre Annibale. Il luogo Sacro è visitabile qui c'è presente il colle che tanto amava 'u Patri 'i Francia, la casetta dove visse i suoi ultimi attimi di vita, il letto dove morì, la culla dove nacque, (Egli nacque nei pressi della Chiesa del Carmine, ma la culla è stata trasferita a Guardia), lo scrittoio e l'altarino dove celebrò la sua ultima messa, il lavabo. Tutto in perfetta armonia proprio come allora ed il tempo in questo luogo sembra inesorabilmente fermo nella sua quiete originaria. Un Profumo ed una sensazione mistica, attraverso l'animo. (In alto a destra, il letto dove mori Padre Annibale Maria Di Francia). I funerali si svolgono il 4 giugno e tutta Messina scende in strada per l’ultimo saluto Beatificato domenica 7 ottobre 1990, Padre Annibale sarà proclamato Santo a Roma da Sua Santità Papa Giovanni Paolo II domenica 16 maggio 2004 nel sagrato di San Pietro.
Dedicato con tutto il mio cuore ad un Padre Vero che ha cambiato la mia vita....Grazie Patri ' i Francia...
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