Il mito la vuole potentissima maga, abile a stupire i siciliani facendo apparire immagini illusorie sul mare. La leggenda ci tramanda che, dopo aver condotto suo fratello Artù ai piedi dell'Etna, Morgana si trasferì nella zona dello Stretto di Messina, dove i marinai non si avvicinano a causa delle forti tempeste. Elegge questa zona come stabile dimora e si costruisce un palazzo di cristallo. Talora Morgana esce dall'acqua con un cocchio tirato da sette cavalli, per quanto abbia anche un vascello d'argento, e getta nell'acqua tre sassi, il mare prima si gonfia poi diventa di cristallo e riflette immagini di uomini, città, palazzi e foreste. Grazie alle sue abilità, la Fata Morgana riesce ad ingannare il navigante che, illuso dal movimento e dalla vibrazione di tale visioni crede di approdare a Messina o a Reggio, ma in realtà naufraga nelle braccia della fata.
La Fata Morgana non è altro che un fenomeno ottico quello della Rifrangenza della luce che da origine al miraggio che è quel fenomeno che fa vedere oggetti e luoghi lontani come se fossero vicinissimi. Questo fenomeno si ammira spesso nello Stretto di Messina a causa di particolari condizioni atmosferiche. Guardando da Messina verso la Calabria, si vede come sospesa nell'aria l'immagine di Messina e, viceversa, guardando da Reggio Calabria verso Capo Peloro, si vede nello Stretto Reggio. Il fenomeno della Fata Morgana è un'illusione ottica dovuta ad un'inversione di temperatura negli strati bassi dell'atmosfera, quelli che sono a contatto con il mare, soprattutto nelle prime ore del mattino o alla sera quando il cielo è più terso, a causa della diversa densità dell'aria, dalla sponda è possibile vedere le immagini della città costiera riflesse e persino moltiplicate dal mare, trasformato in un immenso specchio. Eppure, nonostante le cause scientifiche del fenomeno, in Calabria e Sicilia la magica città sulle acque, unica al mondo perché visibile da due diverse sponde, Reggio e Messina, è tramandata da secoli come il castello della Fata Morgana la sorella del bretone re Artù. Vittima di questa malia, secondo le leggende isolane, fu un re dei barbari sulla via della conquista della Penisola. Si racconta che il barbaro, arrivato a Reggio Calabria, progettasse l'invasione della vicina Sicilia ma non possedesse imbarcazioni per raggiungere la terra bramata. Ad offrirgli un ingannevole aiuto fu proprio Morgana, che con un cenno disegnò la costa siciliana a due passi dalla costa reggina dove si trovava il re dei barbari. Questi, inebriato dalla facile conquista, si lanciò verso le case e le spiagge assolate che vedeva vicinissime e affogò.
Andò meglio a Ruggero il Normanno, il sovrano era stato scelto dai siciliani per prendere il comando della guerra che avrebbe sciolto l'isola dall'egemonia degli arabi, che ne avevano fatto una terra musulmana. Ruggero aveva accettato l'impresa, ma non disponeva di un esercito abbastanza numeroso. Anche stavolta Morgana volle aiutare lo straniero, materializzando sullo Stretto, un esercito invincibile e un cocchio pronto a traghettare Ruggero in Sicilia. Il normanno, però, rifiutò l'offerta perché, fervido credente, voleva liberare l'isola con il solo aiuto del Dio cristiano a cui si affidava. L'epilogo della fiaba è nella storia. Nel 1061 Ruggero sbarcò a Messina e iniziò la decennale guerra contro gli Arabi liberando la Sicilia e facendone una prosperosa terra cristiana.
Padre Ingnazio Angelucci ci dice di aver assistito ai prodigi della fata Morgana nel giorno dell' Assunta del 1643: egli racconta di aver visto dalla sua finestra il mare gonfiarsi, e poi diventare come un cristallo e su questa "piazza di cristallo" si riflettevano immagini di città bellissime, pilastri, arcate, castelli e si trasformavano in una fuga di finestre che si trasformava a loro volta in selve, pini, cipressi e grandi teatri. Padre Ignazio dice che aveva sentito parlare di questo fenomeno ma non ci aveva creduto, però dopo averlo osservato con i propri occhi poté affermare che era più stupefacente di quanto si potesse immaginare. Anche diversi viaggiatori nei secoli passati hanno dato testimonianza di questo singolare fenomeno con la descrizione di archi, colonne e torri merlate.
Massimo Mastronardo