Il Duomo

detto

A  Matrici

 

 

 

E’ li, silenzioso e maestoso, regna sulla piazza da secoli, ha vissuto e passato tutte le vicissitudini collegate alla storia di Messina, è la Chiesa di tutti i messinesi è il Duomo.

Accanto maestoso e svettante si erge il campanile chiassoso e allegro che racconta per immagini le tradizioni della città di Messina.

Il Duomo è sempre stato il simbolo della città ed esso non è un "monumento" qualsiasi, ma riferimento costante per il popolo messinese. Ragioni storiche lo hanno legato alle vicissitudini della città, di essa ha sempre seguito le sorti, rimanendo soggetto a distruzioni e danneggiamenti, ma sempre è risorto. Il popolo vi si è sempre lì radunato nei momenti importanti per implorare la protezione della Madonna, di fronte a rischi ed epidemie, durante gli assedi, durante i momenti di difficoltà o di pericolo, e vi è sempre ritornato a ringraziare Dio per gli scampati pericoli e le vittorie, ottenuti per intercessione di Maria.

Si pensa che il Duomo risalga al periodo normanno (XII secolo), subito dopo la cacciata dei Saraceni, ma la sua origine si data al tempo dell'imperatore Giustiniano (482 - 565), perché durante i lavori di ricostruzione del campanile sono state trovate nelle fondazioni monete con la sua effigie.

Caio Domenico Gallo ne sposta l'edificazione ancora indietro, al periodo post-costantiniano, osservando che il campanile è l'ultima cosa che di una chiesa viene costruita.
Il Duomo ha conservato la sua funzione sino alla dominazione saracena, dalla quale la città fu liberata da Paolo Maniàci, inviato dell'imperatore d'Oriente Michele (1038).

Poi Messina è ritornata in mano agli islamici che ne profanarono il tempio e lo ridussero a stalla.

Nacque proprio allora la "compagnia dei Verdi", la più antica confraternita di Messina, nata per difendere la fede. La compagnia era una società militare che aveva cura di assistere di continuo il SS Sacramento, che si somministrava ai cittadini infermi. I Verdi erano insigniti di una banda verde e armati di tutto punto, per difendere il Duomo e l'Eucaristia dagli oltraggi dei barbari sino allo strenuo delle forze e all'estremo sacrificio della vita.  Proprio in quella circostanza i confrati presero l'iniziativa di inviare in rappresentanza tre di loro al Conte Ruggero il Normanno, perché venisse a liberare la Sicilia dagli Arabi-Saraceni.

Gli inviati furono: Nicolò Camuglia, Ansaldo Patti e Jacopo Saccano.

I normanni intervennero, espugnarono Messina e iniziarono la conquista dell'isola, cacciando  i Saraceni.
La Cattedrale fu restaurata con il nome di S. Maria La Nuova.

Ai Normanni successero gli Svevi e alla consacrazione della Cattedrale fu presente Enrico VI di Svezia, figlio di Federico Barbarossa, insieme alla regina Costanza, che dedicò la Chiesa alla Vergine Maria.. Enrico VI legherà il suo nome a Messina poichè la elesse come sua sede di soggiorno e quando morì fu sepolto proprio nella città dello Stretto.   

Nel 1254 vi si svolsero i funerali di Corrado IV imperatore ed un grande rogo bruciò la salma e distrusse la chiesa, detta anche Matrice.

Ma la Chiesa dei messinesi risorse nuovamente grazie al papa Benedetto XI che mandò come arcivescovo il suo cappellano, Guidotto de Tabiatis (1304 - 1333) che arricchì il Duomo e avviò una crescita artistica durata fino al '500.

La facciata conserva di antico la zona inferiore, a fasce di mosaici e rilievi, e tre bei portali gotici. Belli sono pure i due portali del '500 sui fianchi e le tre grandiose absidi (abside=struttura a pianta semicircolare che si apre in fondo alla navata centrale  e accoglie l'altare maggiore e in fondo alle navate laterali). L'interno, quasi completamente rifatto, è a tre navate su colonne monolitiche, che reggono archi ogivali, e con soffitto in legno dipinto su modelli medioevali, dal quale pende al centro un grande candelabro.

Il Duomo, almeno dal XIV secolo, 1300,  come detto subì delle trasformazioni. Il vescovo Guidotto de Tabiatis, la cui tomba, scolpita da Goro di Gregorio nel 1333, si trova all'interno del transetto, ha  promosso sia  la costruzione di un corpo aggiunto, lungo il lato sud esterno del Duomo, sia la decorazione a fasce bianche e nere e con belle finestre bifore ancora attuale. Pure al 1300 risalgono il fonte battesimale del fiorentino Gaddo Gaddi ed i mosaici dei catini delle absidi, l'abside centrale con il Cristo Pantocratore, quello a sud con San Giovanni tra San Nicola e San Basilio e quello a nord con la Vergine ed il Bambino tra Arcangeli, Santa Lucia e Sant'Agata.
Dello stesso periodo sono i tre portali di facciata del Duomo con la grande decorazione a fasce policrome e pezzi scultorei, quasi totalmente ricomposta dopo i bombardamenti del 1943.
Il portale centrale è di Baboccio da Piperno e mostra figure di re e di Santi, puttini intenti ad una vendemmia dal significato mistico, simboli degli Evangelisti ed araldici.
Il timpano triangolare con Dio Padre sulla cuspide e il tondo con Cristo che incorona la Vergine furono aggiunti nel 1468 da Pietro di Bonate, la statua di Maria col Bambino, nella lunetta del portale, è del 1534 opera di Giovambattista Mazzeo. Per tutto il 1500 vi furono sostanziali interventi  anche all'interno dell'edificio. Il Montorsoli progettò un pavimento ad intarsi marmorei  (oggi coperto dall'attuale) e la sistemazione, lungo le pareti delle navate laterali, dell'Apostolato. 

Il carrarese Andrea Calamech scolpì il pulpito marmoreo, Jacopo Lo Duca la cappella del Sacramento nell'abside settentrionale. A fine Seicento risale il baldacchino in legno e rame e il sottostante altare maggiore in marmi mischi, macchina scenografica destinata a mettere in risalto il quadro della Madonna della Lettera (protettrice di Messina).

L'altare, su progetto di Simone Gullì, fu iniziato nel 1628 e terminato a fine Settecento, grazie all'operato di molti artisti tra cui i grandi orafi Juvarra, autori dell'altro altare, in argento e oro, incassato in quello moderno al centro del transetto, con la raffigurazione della consegna della lettera agli ambasciatori di Messina da parte della Vergine.

 

Nel 1930 fu posto nel Duomo quello che è il più grande organo a canne d'Italia e il terzo d'Europa: 5 tastiere, 170 registri, 16.000 canne distribuite nei due lati del transetto, dietro l'altare, sulla porta maggiore e sull'arco trionfale.

 

TESORO DEL DUOMO

La Chiesa possiede un ricco tesoro, che raccoglie preziose suppellettili, oreficerie e oggetti d'arte, soprattutto dei secoli XVII-XVIII. Il pezzo forte del tesoro del Duomo è costituito dalla "Manta d'oro" del peso di venti libbre, opera del fiorentino Innocenzo Mangani, eseguita nel 1668.  Decorata poi con una quantità di pietre preziose e gioielli, serve a rivestire il quadro della Madonna della Lettera dell'altare maggiore del Duomo. Nel tesoro sono pure pregevolissimi arredi, paramenti sacri e antichi reliquiari in materiale prezioso.

 

IL CAMPANILE

A sinistra della facciata si eleva il moderno grandioso Campanile a cuspide, dotato di un complesso orologio astronomico del 1933, che a mezzogiorno mette in moto vari automatismi. Alto ben 90 metri, fu progettato all'inizio del 1500 da Martino Montanini ed era il più alto campanile della Sicilia.  Colpito da un fulmine nel 1588, fu rifatto da Andrea Calamech intorno al 1575. Alla base del campanile si trovavano gli archivi della città dei quali gli spagnoli si impadronirono nel 1678, trasportandoli a Siviglia dove sono tuttora. Il vecchio campanile fu danneggiato dal sisma del 1783. L'attuale, progettato dal Valenti, imita le forme del più antico. Fu ricostruito dopo il 1908 e dal 1933 accoglie il più grande orologio animato del mondo, opera della ditta Fratelli  Ungerer di Strasburgo.

 

OROLOGIO DEL CAMPANILE

Dentro il campanile si trova un orologio meccano-figurativo unico al mondo per la sua complessità, costruito dalla ditta Ungerer di Strasburgo, su commissione dell'Arcivescovo Paino (1933).
Il macchinario è costituito da parziali congegni a ingranaggi e leve, autonomi nel loro funzionamento a cui corrispondono  varie scene visibili all'esterno attraverso delle finestre. Esso è governato ed attinge l'energia cinetica da un potente meccanismo di orologeria a contrappesi, posto nel piano centrale dell'edificio che, a sua volta, è alimentato da un motore elettrico di potenza sufficiente a sollevare gli stessi contrappesi.
E' questo meccanismo centrale che muove gli indici dei quadranti, dà il via al suono dei quarti e delle ore, ai movimenti delle varie raffigurazioni che ricorrono lungo l'arco delle 24 ore, mentre i movimenti e gli effetti sonori che si svolgono dalle ore 12 alle 12.15 sono inizialmente avviati dallo stesso meccanismo centrale e poi ciascuna figurazione passa l'ordine di partenza alla successiva, dopo che ha espletato il suo movimento con un sincrono ed una armonia straordinaria.

Dal punto di vista figurativo e simbolico si hanno sul prospetto che guarda alla piazza le scene che hanno riferimento alla storia civile (Dina e Clarenza) e religiosa di Messina (Chiesa di Montalto e Madonna della Lettera); ai tempi liturgici (Natale, Epifania, Resurrezione e Pentecoste); alla simbologia umana (le quattro età della vita scandite dalla falce della morte); alla simbologia animale (gallo = intelligenza; leone = forza); al correre dei giorni (carosello della settimana). 

Sul prospetto che guarda la facciata del Duomo sono indicati i fenomeni astronomici corrispondenti alla giornata in corso, la cui data a sua volta è mostrata da un Angelo a mezzo di una freccia (calendario, fasi lunari, planetario). 

Nella cella campanaria un concerto di 8 campane, del peso complessivo di 160 quintali, che ogni giorno suonano a stormo, a conclusione dei movimenti di mezzogiorno.

 

LA FONTANA DI ORIONE

Completa la piazza del Duomo la la Fontana di Orione, situata davanti al Duomo  geniale opera del fiorentino G. A. Montorsoli del 1547. Essa è in realtà una "mostra d'acqua" dell'acquedotto progettato pochi anni prima da Francesco La Cameola e celebra, infatti, tra le personificazioni dei fiumi (il Nilo, l'Ebro, il Tevere) anche il piccolo fiume Camaro, le cui acque, convogliate nell'acquedotto, alimentano la fontana. La fontana è stata giudicata da artisti e critici la più bella del '500 in Europa. Il Montorsoli in essa seppe creare il suo capolavoro di preziosa maestria e classica misura. L'eroe Orione, vestito con le armi di Messina, svetta in cima alla composizione scultorea ed è esaltato come mitico fondatore della città e dispensatore di acque salutari. Sulla balaustra della grande vasca principale, si dispiegano diverse scene di miti antichi relativi all'acqua e significative immagini che qualificano l'ambito storico e mitologico dei quattro fiumi presenti sotto forma di divinità fluviali.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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